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Aggiornato: 24 giugno 2025
Maria alzò il capo e guardò fissamente il marito. La bonacciona timida e paurosa di Borghignano era sparita; col viso pallido, con un sorriso freddo, un po' anche sarcastico, pareva un'altra donna. Il duca sentì un così gran cambiamento, senza poterlo spiegare; lo subì, senza volerlo riconoscere. Dunque? Aspetto una risposta; e Prospero Anatolio si sforzò per rimanere impassibile.
Quando la duchessa Maria e il duca Prospero erano venuti in campagna, avevano condotto seco anche la Giulia che, in quegli ultimi giorni, aveva dovuto abbandonare i Della Valle per casa d'Eleda. Era stato Prospero Anatolio a consigliare ed a voler così, non trovando nè conveniente, nè divertente per la ragazza, quel dover correre dietro a far da comodino fra marito e moglie.
Da qualche tempo la salute della duchessa peggiorava a vista d'occhio; ma Prospero Anatolio non vi badava gran fatto. Egli si lamentava, invece, trovando che sua moglie era eccessivamente lunatica, piena di egoismo e vuota di cuore: lei non faceva nulla per alleviare al marito il doloroso distacco della figliuola. Ma l'infelicit
No; perchè lo zio, il conte di Santo Fiore, capirai, non mi conviene di metterlo a parte... di adoperarlo in codesto affare. Certo non sarebbe opportuno; tenterò io. Il conte Della Valle era buono: Prospero Anatolio aveva bisogno di lui, e ciò bastava perchè questi ottenesse l'indulgenza del giovanotto. Quando credi che io vada dalla duchessa? Anche subito, non c'è tempo da perdere.
La chiesa era stipata; il pubblico rumoreggiava curioso e pettegolo; ma quando don Gregorio unì indissolubilmente nel santo nome di Dio, in un nodo sacro, eterno, le due creature e le due anime, egli seppe trovare, benedicendole, parole così soavi da intenerire non solo gli sposi, Prospero Anatolio e i quattro commendatori, ma da suscitare in tutta quella gente una commozione viva e sincera.
Alla lunga non ci potè più resistere, e Prospero Anatolio, vedendola pallida con gli occhi incavati e le labbra arse dalla febbre, le domandava ogni poco se si sentiva male; ma poi cambiava subito discorso, contentato dalla prima risposta negativa, e soddisfatto in tal modo di non essere costretto a impensierirsene.
Vinto dalla seduzione di quelle memorie, Prospero Anatolio chiuse gli occhi e, piegandosi dove lo trascinava l'immaginazione sua riscaldata, fece l'atto col quale gli piaceva meglio di risvegliare la giovine sposa: Egli con un soffio leggerissimo usava smuovere prima i capelli dalla fronte di lei, poi i riccioli ribelli che le si torcevano sulla nuca moltiplicandosi: accarezzava col fiato quella bocca socchiusa, fresca, ridente, quel seno pulsante di giovinezza; e, in preda sempre alla irritante visione, egli la vide ancora una volta scuotersi con un fremito, aprire gli occhi, guardarlo trasognata; la vide arrossire, sorridere, gettare un grido di bambina, e poi, vergognosa, stringerlo colle bellissime braccia, nascondergli la testa sul petto, coprendogli il volto con una grossa onda di capelli.
Che cosa fare?... il conte da Castiglione, rabbioso, bisbetico sfogava il suo malumore su Prospero Anatolio, che lo accarezzava e lo lisciava, e fu Prospero medesimo, alla fine, che, dopo essersi dato d'attorno per la grave faccenda, riuscì ad allogare la Giulia dalla Bertù e dalla Calandr
Al primo incontro, tanto il duca quanto il Della Valle si sentivano un po' impacciati: Giorgio non riusciva a capire che cosa ci fosse sotto a quella visita, e Prospero Anatolio, come succede sempre a chi si trova impegnato in una risoluzione stata presa senza punto riflettere, dubitava di essersi spinto troppo oltre e, potendolo fare, sarebbe tornato indietro volentieri.
La fanciulla arrossì... senza muoversi, miss Dill rimase dura, impettita, e il solo Prospero Anatolio festeggiò il nuovo arrivato saltandogli al collo, e abbracciandolo con enfatica tenerezza.
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