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Aggiornato: 8 maggio 2025


Carlo ordinò che se ne facesse ricerca; poi vôltosi ai Siciliani, che se ne stavano prostrati, disse loro: «Alzatevi, voi avete fatto quello che è conceduto ad un uomo vivente di fare; voi non meritate questa umiliazione, e tolga Dio che noi abbiamo pensiero di darvela: la fortuna vi ha vinto, ma noi pregiamo la vostra prodezza, e vi ammiriamo; se tutti i vostri compagni somigliano a voi, ardua sar

Liberato così il terreno delle accuse basate sull’equivoco, esaminiamo il ragionamento fondamentale di Giuliano, per analizzarne il valore. Egli parte dalla premessa che fra la convinzione e l’insegnamento di un uomo deva esistere un accordo perfetto, e tale premessa non può che essere approvata da ogni persona ragionevole e coscienziosa. Da quella premessa egli trae la conseguenza che non potevano leggere e spiegare agli allievi Omero e gli altri autori antichi quei maestri i quali non credevano negli dei in cui aveva creduto Omero. Ora, noi sorridiamo a questa conseguenza di un principio giusto, perchè ora a nessuno può passar pel capo di prendere sul serio la teologia d’Omero. Noi ammiriamo lo stile e l’arte d’Omero e di Virgilio, e siamo ancora commossi dalla parte umana dei loro poemi, ma la parte mitologica, se può interessare il critico, come documento letterario o storico, per la coscienza nostra è cosa morta. Ma non dobbiamo dimenticare che Giuliano si trovava in posizione affatto diversa. Al tempo suo si poteva ancora credere, e si credeva effettivamente nella verit

Le moltitudini sono buone, docili, non solo credenti ma credule: e lo sanno per prova anco gli avversi a' credenti. Nell'arguta Toscana, nell'ardita e irritata Romagna ammiriamo la quiete rassegnata, la gioia con cui s'obbedisce al volere d'uomini nuovi, senza saperne o cercarne il perchè. A chi ne muove dubbio, son pronti a dozzine a rispondere: e' ci avranno le loro ragioni a fare così. Han paglia in becco. I Parlamenti non parlano, non perchè non sappiano che si dire o che si pensare, ma perchè lo scemare pur d'una dramma l'autorit

Egli ha pallido il volto, e gli occhi fieri; E in tutti gli atti, e movimenti suoi, Del terribil vieppiù che dell'umano. MARIANNA, tragedia antica. Venite, ed ammiriamo le glorie della creazione su le ultime sponde dell'oceano.

Non siamo eccitati alla riflessione quando seduti all'ombra d'un gigantesco platano nella quieta campagna ammiriamo intorno a noi l'opera del Creatore? Insomma i piaceri estivi, quantunque meno chiassosi dei primaverili, ci tornano ciononostante graditi, perchè accompagnati dalla riflessione. *Dei piaceri in autunno.*

L'effetto di queste parole fu magico, poiché all'accento di Muzio i tre amici s'erano alzati fulminando coi loro sguardi or l'uno or l'altro ufficiale e presentando nelle loro teste scoperte quell'insieme alla Michelangelo che abbiam descritto, quel bello e marziale aspetto che natura qualche volta prodiga ad un individuo colla sua capricciosa e maestra mano: capriccio, forse ingiustizia relativamente ai molti che non ricevono tale favore, ma dono che noi ammiriamo sempre con piacere nella persona amata, con odio, nel caso contrario.

Ammiriamo i riformati di San Bruno e lasciamo gridare i gaudenti. Anche la tavola è tra i piaceri e le vanit

Tiberio aveva ventitrè anni, ma sembrava più attempato. Portava tutta la barba, quel primo getto della giovinezza, soffice e vellutato, che s'imbeve di sole e corrusca di quel color d'oro tanto caro a Tiziano cui ammiriamo nel ritratto di Carlo V. Aveva occhi verdi, ma vivi, ciò che ne faceva scomparire la fredda ferocia; la pelle bianca lenticchiata, ciò che toglieva alla sua costituzione i sintomi della debolezza. I suoi lineamenti erano belli, somiglianti a quelli di Cesare Borgia. Era alto e ben proporzionato, ciò che aumentava l'eleganza del suo portamento e delle sue maniere. La sua solennit

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