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«. . . . . . . . . Con tutta l'avversione ch'io ho a Carlo Alberto, carnefice dei migliori miei amici, con tutto il disprezzo che sento per la sua fiacca e codarda natura, con tutte le tendenze popolari che mi fermentano dentro, s'io stimassi Carlo Alberto da tanto da essere veramente ambizioso e unificar l'Italia a suo pro, direi amen.

E se il nostro buon amico, mezzo poeta e mezzo pittore, colle frangie del violoncello, dovesse vivere a lungo, cosa problematica, noi potremmo giurare che egli farebbe i medesimi sogni, usque ad secula seculorum, amen. Era notorio, in quell'epoca, siccome il cappellano Don Barnaba Pancetti, saputo alcunchè intorno ai sogni di Alfredo, facesse delle brutte smorfie, nel sospetto che si trattasse di gravissime colpe sulla di lui coscienza. Si aggiungeva poi dalla cronaca, come lo stesso Don Barnaba, mentre Alfredo era diventato molto ricco, tentasse di intervenire per la pace dell'anima sua. Ma sentendosi dire da Alfredo, che la propria coscienza la sentiva perfettamente libera da ogni peso, il Reverendo, sebbene di poca voglia, rinunciava al progetto e conchiudeva sentenziando: Sar

«Amen» disse sotto voce Drengotto. «Perchè dici amen, Drengottolo interrogò un masnadiero che gli stava più prossimo. «Perchè la predica è finita: gi

Datemi le vostre mani. Ogni tristezza ed ogni dolore il cuor per sempre arda di quegli che non v'auguri bene. E così sia Amen! Rientra ARIELE col PADRONE della nave seguito dal NOSTROMO e ambedue pieni di stupore. O guarda, Sire, o guarda, Sire, ecco ancor due dei nostri. Avea pur detto che se c'era potere in terra, questi non sarebbe affogato!

Gli uscieri chiusero tutte le porte. In mezzo al silenzio universale il presidente si levò in piedi, e tutti l'imitarono. Egli invocò il nome santissimo di Dio colle solite preci latine, alle quali risposero in coro tutti i presenti: Amen!

Questo è ciò che staremo a vedere. Intanto io vo' che sappiate, bene altri cervelli che non è il vostro aver saputo mettere a partito, io. Notaro Ribaldella scrivete: «Invocato il santissimo nome di Dio. Amen. Decretiamo ec. prima di passare ad ulteriora la vigilia nei modi et termini consueti per ore quaranta, la quale dovr

Animo, ragazzi! gridò il Picchiasodo. Ci abbiamo avuto un'ora di svago. È tempo di tornare ai fatti nostri. E così vada bene ogni cosa per noi, come questa c'è andata, coll'aiuto di Dio. Amen! risposero i bombardieri, che vedevano il loro comandante di buon umore e s'arrischiavano a far gazzarra con lui. Che è il più breve, e che parr

LECCARDO. Voi dite «amen» come fosse al fine e non sète ancora al principio. DON FLAMINIO. Spediscimi, per amor di Dio! LECCARDO. Sei bello e spedito. Carizia è maritata con un parente del viceré della provincia. DON FLAMINIO. Se tu dici da senno, m'uccidi; se da burla, dove ci va la vita mi ferisci troppo acerbamente. Sai tu il nome del marito?

«Amen, bel CavaliereSebbene i nostri eroi non sieno affamati quanto quelli di Omero¹ per doverli, come egli ha fatto, mettere tre volte a cena in una stessa sera, nondimeno, od ora o poi, convien pure che ce li poniamo. Ghino, imbandita la mensa, porse da lavarsi a Rogiero, ed egli ancora data acqua alle mani gli si assise di faccia.

Elisenda soggiunse: Amen. I due cugini, così parlando, camminavano lentamente fra gli oscuri colonnati del castello. L'uniforme pestio degli sproni d'Estebano accompagnava lungo i marmi del cortile il fiero racconto d'Elisenda; tutto intorno era silenzio. Intanto la luna alzatasi splendeva gi