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Aggiornato: 17 luglio 2025


E pensi tu, che quando mi avranno preso, e, secondo i costumi del paese, arso, o impiccato, o sotterrato vivo a nome delle leggi, per volere di un potente Dei gratia, con una sentenza fatta per filo e per segno in nome di Dio, amen, piena di citazioni d'Irnerio, di Bulgaro, e simili baccalari, che ci avranno proprio che fare come Pilato nel Credo, avranno in sostanza migliore diritto che questo?

«Come! voi credete?...» «Io non credo nulla....» «Bruci l'anima mia....» «Amen. Saranno sincere le cose che esponete, ma la stagione corre contraria. Andate persuaso, Barone, che uomini più sapienti di voi, e di me, hanno pensato a questo: miseri! le meditazioni loro si conchiusero in gemiti, e desiderii; le opere con volontarii esilii, o con morti costrette

Amen! rispose don Fulgenzio, uscendo col parroco dal salottino. E il visconte rimase solo a pavoneggiarsi nel suo abbigliamento da abate, in preda ad una esaltazione di ilarit

Amen, risponde Ildebrando tutto radiante di gioia, seguimi adesso. E dicendo si avvia, apre l'uscio senza curare di ravvilupparsi nel mantello, ed esce. Il castellano, che stava fuori a guardare la porta, al vederlo retrocede di un passo, ed abbassa gli occhi.

Amen; e parmi che a tale mi abbiano condotto, che ormai poco più è il cammino che mi avanza. Non è poi così doloroso il morire, come per avventura si crede dagli uomini: posso assicurarvene io; io, a cui davvero parve toccare le porte della Eternit

DON FLAMINIO. Quando pensava che fusse alla metá dell'istoria, ci avevi lasciato il principio; e or al principio bisogna dar un altro principio. LECCARDO. Se non volete ascoltar, io taccio. DON FLAMINIO. Eh, parla col diavolo! LECCARDO. Non parlo col diavolo io. DON FLAMINIO. E tu parla con Dio. LECCARDO. Or questo , in nomine Domini. DON FLAMINIO. Amen.

Il marchese si fece sulla via incontro agli sposi e alla comitiva, chiedendo i suoi diritti, i suoi diritti... «Che diritti? gridò il giovane stizzito; quelli forse d'andarti all'inferno?» E lanciandosi contro il marchese coi pugni stretti, gli diede un punzone così forte nel petto, che il povero diavolo andò ruzzoloni e precipitò in un borro, tutto rovi e sassi, sfracellato morto, che non ebbe il tempo a dire amen!

Ma la corte era rimasta senza il siniscalco; il torneo non fu fatto; la regina si dolse; Alboino strepitò, e il povero trovatore, che aveva turbato le gioie della corte, fu mandato con Dio, senza la croce d'un quattrino; contento tuttavia, nel profondo del cuore, di aver fatto che l'amico non fallisse all'amico. Amen.

Amen, cominciando da Giano! soggiunse lo zio. E la cosa finì in ridere, senz'altro danno per la nobile brigata che quello di avere abbreviata la cena.

Intorno a me dieci tappi di bottiglie di vino spumante trattenuti coi pollici saltano salutando il mio «Amen» con un incrocio di getti rossi biondi. Innaffiano anche il soffitto docciando le capigliature delle ragazze che ridono pizzicate sprizzando fra le braccia grigio-verdi. Arterie e cuori che schizzano entusiasmo. Bottiglie vive, che gareggiano in scoppi di tappi scappanti.

Parola Del Giorno

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