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Aggiornato: 6 giugno 2025


«Mio marito è buono; conoscendolo meglio, ho incominciato ad amarlo come una sorella, dirò anzi come una madre. E dire che un tempo io non potevo stargli vicina!... che i suoi mali mi facevano dare in atti d'impazienza!... Egli non esce quasi mai; i suoi dolori reumatici lo hanno tenuto quasi tutto l'inverno nella sua camera. Io mi sono posta intorno a lui come una suora di carit

Nicla aveva capito benissimo che Gigi Barbano la amava; e il cuore di lui era così schietto e leale, che, senza amarlo, Nicla aveva finito per tenersi caro quel giovane in cui le altre fanciulle non vedevano l'uomo romantico. Accoglieva molto volontieri le sue visite; spronava la mamma a non trascurare zia Amelia.

Ed io pensavo quante volte ero uscita a Milano con Max, e che non eravamo imbarazzati; ed ammiravo quel carattere impetuoso, espansivo; e deploravo il riserbo di Gualfardo, e dicevo tra me: « Ecco com'è. È impossibile amarlo com'io l'intendo. È la sua freddezza che è causa di tutto.

Era quella forse la donna della veglia mascherata, alla quale il marchese di Montalto aveva detto parole scortesi? Era quella la signora di cui si parlava tanto, per le sue acconciature, per le sue fogge di vestire, per la sua vita brillante? Era un angelo, o una sirena? Poteva amarlo, lo amava di gi

De Nittis non osò interromperla. Adesso mi sento freddo intorno. Lamberto non potevo amarlo: mi sono consultata molte volte dopo, e mi sono persuasa che le nostre due nature erano inconciliabili. Che cosa posso pretendere dalla vita? Voi solo, che mi avete amato più di tutti, siete adesso in dovere di rispondermi. Potrò essere amata ancora come da Lamberto?

Quando la principessa gli fece comprendere quale vincolo misterioso passasse fra lui e il prigioniero Curzio, quell'uomo crudele, dal cuore incallito nella ferocia spietata, provò qualche cosa d'incognito, di nuovo che si agitava dentro di lui, e si sentì spinto a volere la salvezza di quel giovane, ad amarlo!

Al conte Patta doveva la vita, ed ella aveva salvata la sua; ma sentiva che giammai avrebbe potuto amarlo... Pensava invece con strazio a quella madre, che egli aveva abbandonata in preda al furore popolare.

Se qualcuno doveva essere geloso, era la sua povera morta dimenticata, era la sua povera morta sulla cui tomba egli non si era inginocchiato, non aveva pregato, non aveva portato un sol fiore!... No, egli non se n'era scordato!... Il tempo aveva rimarginata la piaga, ma essa ora si riapriva e il sangue ne grondava!... La vita aveva potuto riprenderlo, distrarlo, creargli altre cure; ma la miglior parte di era sepolta con lei!... Un'altra donna aveva potuto sorridergli, amarlo e farsi amare; ma il ricordo di Bianca, della sua morta, viveva ancora in lui, sarebbe sempre vissuto, puro, ideale, immortale come una religione . . . . . . . . . . . . . .

Intanto, mentre la duchessa d'Eleda imparava a sue proprie spese quanto la passione fosse potente, sarebbe stata più proclive di certo all'indulgenza verso il marito s'egli non l'avesse offesa di nuovo andando a scegliere appunto il conte per suo intercessore. Essa gli aveva pur confessato di amarlo e di volerlo fuggire; perchè dunque lo adoperava in quel modo?... Era una derisione o una sfida?

Ed omai, ripensando a quei due amori che s'erano disputato a lungo il mio cuore, ripetevo con amarezza un verso altre volte citatomi da Massimo: Il ben ch'è mio davvero, è il ben che sparve! «Presi le lettere di Max, belle, poetiche, eleganti, appassionate, strane, e mi posi a leggerle pensando: «Se potessi amarlo ancora!

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