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Pur or conosco io te fedel compagna, fedel mia guida e mia fedel maestra; Erato bella. Tu fin da la culla mi fosti a lato; tu la tua sorella fra le genti mortali in forma umana mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri com'io lei segua, cui più sempre amando l'alma mia più verdeggia e più s'infiora.

più che in altra convien che si mova la mente, amando, di ciascun che cerne il vero in che si fonda questa prova. Tal vero a l’intelletto mïo sterne colui che mi dimostra il primo amore di tutte le sustanze sempiterne. Sternel la voce del verace autore, che dice a Moïsè, di parlando: ‘Io ti farò vedere ogne valore’.

Poco scrivon della risposta di Carlo; forse non amando a ripetere ingiurie contro il re di Aragona. Saba Malaspina, cont., pag. 379 a 381, porta una epistola, ch'ei dice breve e non è. Al magnifico uomo Carlo re di Gerusalemme e conte di Provenza, Pietro d'Aragona e di Sicilia re.

Ma, apparendo el , che egli esce della colpa e torna a lo stato della grazia, gli appariscono nella mente sua e' comandamenti della Legge, e' quali li comandano che gitti questa rete nella parola del mio Verbo, amando me sopra ogni cosa e il proximo come se medesimo.

Moneta del nemico, è sempre buona a pigliarsi; si fece a dire quell'altro, che il Picchiasodo chiamava rispettosamente messer Pietro; e anche non amando i genovesi, si possono avere in pregio i genovini.

E tanto è perfecto el suo vedere che non tanto ne' cittadini che sonno a vita etterna ma nelle creature mortali vede la gloria e loda del nome mio; ché, o voglia el mondo o no, egli mi rende gloria. Vero è che non me la rende per lo modo che debba, amando me sopra ogni cosa.

Cara, io so quanto ti affanni il ricordo di tutto ciò che soffersi, amando te, per la tua resistenza, e ascolterò anche adesso il tuo «no, no» come quando me lo dicevi stringendoti a me in un abbraccio angoscioso; non descriverò quei momenti. Ell'aveva lasciato una lettera per me.

Sõave affetto sentono Pel padre, pe' fratelli e per le suore, Ma il lor pensier più consolante ed ìntimo E quello ognor: la madre e il Crëatore! E tutti quasi del Vangelo i forti, Che con grand'opre od immortali pagine Più ricchi di virtù sono al ciel sorti, Dal sen materno attinsero L'amor, l'ingegno e i nobili trasporti, E della madre caramente memori, Iddio amando, con lei sono al ciel sorti.

Al fuoco della divina mia caritá, amando e temendo me e seguitando la doctrina della mia Veritá.

Fornita questa prima parte del debito suo, Ariberti accostò una portoncina al camino e vi fece adagiare la sua bella compagna, che seguitava di tratto in tratto a rabbrividire. Voleva anche coprirle la persona con un ampio coltrone, strappato dal letto; ma ella non lo accettò, amando meglio scaldarsi al fuoco che divampava nel camino e gi