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Aggiornato: 15 giugno 2025
Ma il professore dopo una breve pausa rinnovò con voce molto commossa la sua domanda: Ebbene, conte Alvise, ebbene?
Loreta l'ascoltava come rapita, cogli occhi sfavillanti, vedendo, sotto l'influsso delle sue parole, rivivere dinanzi a lei tante immagini che il tempo aveva affievolito tra le sue gelide nebbie. Basta, Alvise, basta. Cessate di parlarmi così: mi fate troppo male! No, che non basta, Loreta.
Egli parlava ora irruentemente, col volto presso il volto di lei in modo che il suo respiro infiammato le bruciava la fronte. Era nel suo accento tale una soave dolcezza, tale un'intonazione di preghiera e di passione a un tempo, ch'ella ad un tratto, come pervasa da una malìa per tutte le vene, chiuse gli occhi, debolmente, infiacchita. No, Alvise, no.
Quasi sempre alla sera la famiglia raccoglievasi in una delle camere della contessina. Donna Laura ed Alvise gareggiavano di amorevolissimi espedienti perchè il tempo scorresse meno increscioso alla loro cara ammalata.
Ma quello che Alvise non aveva mai pensato e che Loreta non aveva creduto, erasi, a malgrado d'ogni esteriore smentita, avverato nel cuore di Mattia. Sebbene incredulo per indole a tutto ciò che potesse essere doppiezza o malvagit
È certo che nel paese degli azavaghi, di cui parla messer Alvise da Mosto nobile veneto , ed in altri regni dell'Africa usano per moneta minuta queste lumachette.
Ma queste delicate esitanze del sentimento hanno segnato il limite della loro durata. Alvise e Loreta s'erano letti gi
[I[Alvise Mocenigo IV.°]I] Le stesse osservazioni cadono sul tallero da questo doge improntato dietro il tipo de' precedenti, e della sua met
Di una di queste visite si conserva traccia nel diario del Collegio militare di Verona. «Il Savio Alvise Quirini dice il diario partì da Venezia un mercoledì dopo pranzo del luglio 1787, alle ore 20, per Mestre. Aveva seco due staffieri ed un furier. Il legno era pronto a Marghera, con quattro cavalli ed il furier davanti, pure a cavallo. Al Dolo si cambiarono i cavalli: a Padova il Savio pernottò nel palazzo Quirini ed il provveditor straordinario di col
E mentre ora, ripensando alle parole brevi ed ardenti, che il conte Alvise le aveva susurrate in quella sera, ella chiedevasi che cosa dovesse fare, una penosa incertezza, prima debole e lieve, indi ognora più forte, si veniva impadronendo di lei. Non che, pure in balìa di tanto turbamento, Loreta avesse smarrito neppure per un istante la coscienza del proprio dovere.
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