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Aggiornato: 19 maggio 2025
Ai primi di ottobre ebbero luogo le fauste nozze di Amedeo e di Regina, alle quali Flora non potè assistere come aveva promesso. A stento trovò un quarto d'ora nella giornata per correre a salutare e baciare all'imbarcadero la sposa, che partiva per un breve viaggio di due giorni fino a Locarno e alla Madonna del Sasso, dove aveva promessa una «divozione». Erano alla riva Bortolo, Maria Giulia, la zia Maddalena, il parente dell'osteria del Gallo, dove s'era celebrato il modesto pranzetto, don Malachia che li aveva benedetti, gli amici barcaiuoli che avevano diviso con Amedeo i trionfi delle regate, le compagne della sposa e una piccola folla di gente del paese, che prendevano parte alla gioia di quei due ragazzi come se fosse la gioia di ciascuno e di tutti. Amedeo vestito di nuovo con una giacchetta di panno nero, su cui spiccava una lunga cravatta celeste, aveva l'aria imbarazzata e confusa di un monello colto sul fatto di una bricconeria, schivava gli occhi degli amici che tentavano di abbracciarlo, e per darsi un'attitudine seguitava a mordere ed accendere un bel sigaro nuovo che gli aveva regalato il signor Cresti in un elegante astuccio di cuoio. Regina in un vestito di pannino grigio su cui il suo bell'oro giallo faceva una stupenda figura con nulla in testa, e per tutto bagaglio uno scialle sul braccio e una valigetta in mano, si lasciava carezzare, baciare e stringere da tutte le donne, da tutte le ragazze che la invidiavano senza rancore. Era un pò pallida per le molte emozioni e per la stanchezza delle ultime giornate, ma gli occhi sereni e aperti lasciavano vedere fino in fondo la sua felicit
Fecero delle lunghe gite, a Premeno e a San Salvatore; e, siccome Clarissa rifiutava di accompagnarli, fu Carlo che, molto seccato, faceva loro da «chaperon». In breve giunse Valeria. Nancy, rosea e radiosa, andò a riceverla all'imbarcadero. Valeria la baciò con molte lagrime.
Quando il battelliere sonò la campana e gridò la stazione di Tremezzo, un signore vestito d'un perfetto costume di viaggio, con una borsetta di cuoio a tracolla, girò il canocchiale che aveva agli occhi e cercò di scoprire nella folla che si addensava all'imbarcadero una figura d'uomo che gli ricordasse il vecchio amico; e quando il battello cominciò a rallentare, provò ad agitare il fazzoletto, a cui rispose un ombrello chiuso dalla riva, un segnale da innamorati che ebbe la forza di farli arrossire tutti due.
Tu sei un perfetto porco, disse Clarissa, risdraiandosi nell'amaca e chiudendo gli occhi. Il perfetto porco si alzò con aria sdegnosa e la lasciò. Entrò in casa, prese il cappello e il bastone, e uscì, passando dal giardino all'arsa strada maestra. Andò all'imbarcadero, dove trovò un battello che partiva per Laveno. Egli vi salì, e a Laveno prese il treno per Milano.
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