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Aggiornato: 29 giugno 2025
Fuori le frutta nei tempi passati significò ordine, di strage a tradimento, ed eccone il perchè. Alberigo dei Manfredi, Signori di Faenza, nella sua ultima et
«Egli è qui! dunque non mi sono ingannata.» E uscita in fretta di quella stanza, discese lesta per la scala, si fece agli scaglioni del palazzo, su cui sbatteva l'onda del lago. Dopo alcuni momenti la barca fu alla proda, Alberigo saltò a terra e con lui il Malumbra. Le prime parole di Valenzia furono un rimprovero.
La Valenzia si trovò alquanto sconcertata vedendosi innanzi quella dama in così sfarzoso apparato, sconcertata tanto più per la paura di venire scoperta; pure, come cortese, «Voi siete la benvenuta,» le disse, «Alberigo non può star molto a ritornare, frattanto vogliate riposarvi un poco.» E con modi assai gentili la invitava a metter piede in un'altra camera.
I due giovani però, quantunque abbastanza sapessero ciò che passasse a vicenda negli animi loro, non ne tennero mai chiare parole in proposito; ma come Alberigo, avendo stretta amicizia col Candiano, trovò modo a frequentare, più spesso che non avrebbe potuto, la casa di lui; colla continua pratica, tanto si vennero riscaldando l'uno dell'altro che più non potevano oramai senza pena vivere un solo momento distanti.
Il Malumbra ripartiva esso pure con Alberigo, e Valenzia il pregò portasse a Candiano i sentimenti d'amore ch'ella nutriva pel generoso padre suo e le sue felicitazioni; e il tristo uomo, mentre, chinando la testa in atto di ossequio, rispondeva che avrebbe fatto, pensava gi
Tutt'altro: che anzi, senza poter trovare la giusta ragione, non sapendo mai le anime rozze il che ed il perchè delle loro azioni; sin dal primo momento che ebbe veduto il Fossano, e sentì la virtù straordinaria di lui, ne provò una così decisa avversione, che Alberigo stesso dovette accorgesene, quando, per caso, s'era trovato a far qualche parola con lui; e di presente poi, appena rivide il Fossano, del quale l'ammiraglio mostrava avere tanta cura, quell'antipatia gli si accrebbe a cento doppi.
Quest'ultima parola la pronunciò squassando il braccio ad Alberigo, che dal capo alle piante si sentì scorrere un brivido in quel punto, e tremò come per sensazione di freddo insopportabile. Passò così un momento di silenzio profondo in cui Alberigo, senza dir parola, guardava fisso il Malumbra, e questi guardava lui come in aspettazione di una risposta.
Da questi studi s'era venuto ingenerando in lui l'amore per le lettere e per le arti, e la stima per quelli che decorosamente le professano, a tal che godeva intrattenersi con essi, e manifestamente li proteggeva. Fra i molti che il Conte di Virtù guardava con occhio di stima e d'amore, eravi anche il cavaliere Alberigo Fossano.
Ma codesto fatto riferivasi allora ad un tempo indeterminato, e il pensarvi non poteva essere gran che doloroso. Or si consideri la condizione del povero Alberigo, quando egli si trovò gravato di quella sventura che aveva temuta lontana.
Per caso, essendo di quel tempo capitato a Milano un gran principe, al quale volle il Conte di Virtù mostrare tutta la magnificenza della propria corte; il nostro Alberigo ebbe espresso ordine d'intervenire ad una delle feste che all'ospite suo offeriva il Visconti, il quale, maravigliato dell'ingegno di Alberigo, volle ad ogni conto che il giovane venisse ad alloggiare nel palazzo ducale; di qui non era via d'uscire, e quando ogni cosa era gi
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