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fatti in rimirar feansi i guerrieri Mal atti in guerra a maneggiare acciaro; Alfin disse al compagno il buon Gualtieri: O de' grandi avi tuoi germe più chiaro, come il corso de gli uman pensieri Erri qua giuso io nuovamente imparo, Ed oggi fassi la mia mente esperta, Che mortal vita è di suo stato incerta.

Questi non risponde parola, e, come se fosse tutto fresco, raddoppiato vigore, muove tanto furioso assalto al Monforte, che, con la sua arte, appena di tre colpi può pararne due; calando terribili fendenti di sotto, di sopra, gli manda in pezzi lo scudo, gl'infrange in minutissime scheggie lo spallaccio di acciaro, e così aspramente gli impiaga la clavicola, che il braccio per poco sta che non gli cada in terra reciso.

Disse, e un sospir traendo, giù di peso S'abbandonò su le soffici piume, A cui di sotto scricchiolar compresse L'agili spire dei cedenti ordigni, Che di acciaro eran tutti, A quella guisa Che fra un popolo avvien, che, scosso un ferreo Giogo di servitù, sfrenasi ai novi Deliramenti e a l'oblïosa ebbrezza De l'acquistata libert

Tal costui venne, e col lucente acciaro L'elmo gemmato ad Ottoman percote; Mille accese faville al cielo andaro, E sonaro le piaggie indi remote; I gran diamanti, onde l'elmetto è chiaro, Il brando, ben che fin, spezzar non pote; Ben del feroce Re l'animo accese, Ch'a lui si volse, e sul terren lo stese.

Giunge or ora Nerone; al fianco ei sempre cinge un acciaro: io mi v'avvento, e il traggo, e men trafiggo... La mia destra forse mal servirammi: io ne farò pur l'atto. Di aver tentato di trafigger lui, mi accuserá Nerone: e ad inaudita morte dannar tu mi vedrai... SENECA Deh! donna, quai strali di pietade a me saetti?... Per me il vorrei... Ma,... t'ingannasti; io meco non ho veleno...

Quanto a me, Dio mi ha fatto ritrovare la mia Esmeralda, son marito, son padre; ciò versa un balsamo di calma nel fervido mio cuore. Non me ne starò per altro, se un'aura benefica disperde e dissipa le tenebre del nostro orizzonte. Ed io voglio pugnare per un suolo non mio, se pel mio nol posso; almeno snuderò un acciaro per la medesima causa: ovunque vedo oppressi, io ritrovo fratelli.

Le turbe in pria su l'ampio campo andaro, Che 'n pace avean per la Cilicia albergo, Il fianco cinte di ritorto acciaro, E l'arco in pugno, e faretrate il tergo; Non d'altro il busto, che di seta armaro; Sprezzano i Turchi luminoso usbergo, portare elmo in testa han per costume; Ma tele attorte, e gran cimier di piume.

Subito Oronte in sul destrier si scaglia, In foco d'ira fiammeggiando, e crudo Avventa di due punte una zagaglia Inverso il sen, che 'l vincitore ha nudo; Non l'offende però l'aspra battaglia, Ch'ei si rinchiuse ne l'immenso scudo, Tempra del ciel: ben su per l'aria andaro Scossi i rimbombi del superno acciaro.

La barra di acciaro è recisa quasi che tutta; ma l'arma si rompe nell'elsa fra le mani del conte, di tal che si accagionò questo incidente se intera non fu partita. Il sire di Marigliano sorride, ed a volta sua alzando la spada, la si vede corruscare per aria come baleno, la si ode sibilare e piombare sul manico d'acciaro con la forza di un mangano.

Entrarono in fatti i due signori accompagnati dagli scudieri che recavano le spade e le mazze di acciaro. Anch'essi si soggettarono alla cerimonia della visita. E poi gli era ben mestieri che si fosse misurato il diametro dei manichi delle mazze rispettive; e si trovò quello della mazza del conte Pietro un pollice e mezzo circa, due pollici quello del sire di Marigliano Astolfo.