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Aggiornato: 15 giugno 2025


Questi era Ugone abate di Cluny, quando, uomo come gli altri uomini, alla vita terrena intendeva ed alle bisogne di questo mondo.

Datum Romæ, sub annulo piscatoris, Postridie nonas iunii anni MLXXV. Bene sta, ser abate, disse Roberto, vi riconosciamo per legato del pontefice, ed investito di tutte facolt

Reverendo abate, disse allora quel signore con un soprassalto d'alacrit

Il papa dava a Guiscardo investitura del principato di Salerno e del ducato di Amalfi, e Guiscardo al papa un uomo l'abborrito, il paventato priore di Lacedonia! Laonde andasse egli, abate di Cluny, a chiamarlo a nome di Roberto alle tende, perchè quivi avrebbe questi di alcuna maniera provocate liti con lui, e tiratolo del ciuffo ad atto di violenza qualsiasi.

Don Domenico restò qualche tempo a riflettere, poi proruppe: In fede mia, no: io non posso nulla fare per voi. Di un cattivo prete, toccato dalla Grazia ed inscritto al Gran Libro, si può ancora, a peggio andare, tirare un vescovo, un monsignor romano, un canonico, un abate. Ma voi avete su di voi gli occhi della polizia e siete povero. Accomodate ciò, se potete.

E stava per uscire, quando il Rosso gli si fece accosto, per soffiargli nell'orecchio queste agre parole, che furono per lui come una stilettata: Caro don Aquilino, non faccia il dispettoso; abbia giudizio! c'è un tal abate Pasquale che invidia il suo posto; è un bel boccone, e vale una prebenda.

Ha indovinato il lettore che il giovane il quale si trovava dinanzi ad Antonietta era il pittore Roberto Gandi? Stamani è uscita la Gazzetta! interruppe Roberto, cavandosi di tasca un giornaletto, stampato su carta giallognola. C'è l'articolo del celebre abate Pildani sull'Anna Bolena. L'abate passava per un maestro, e quale maestro! nella critica musicale.

Una lunga relazione, quello che dicono qui «fare all'amore» si ritrova più spesso nel popolo che nelle classi agiate e superiori, dove il matrimonio è ordinariamente un affare. Citerò un esempio, di cui sono stato testimonio. Un giovane abate di ventun anni, figlio di una ricca famiglia del luogo, desiderava abbandonare la carriera ecclesiastica e tornare allo stato secolare.

Precisamente no, nello stato in cui sono le cose. Ma io non posso darvi ciò che non ho più: mia sorella mi è stata rapita, o piuttosto, ella ha disertato dalla casa. Signor abate, gli scherzi sono buoni ma quando essi sono opportuni, rispose Don Domenico con amarezza. L'istoria che mi contate per palliare il vostro rifiuto è assurda.

Ritrovandomi, signor Abate nipote carissimo, alla usata solitudine nella villa mia di Corsigliano, dove poco innanzi che arrivasse il suo servitore (il quale mi portava la traduzione del dialogo dell'illustre S. Giovan Francesco Pico della Mirandola, sopra le Streghe, che V. S. ha fatto a fin che io la vedessi), vi era arrivato lo eccellente dottore fisico e medico M. Pompeo della Barba, amicissimo mio, per avere da me delle marze da innestare dei frutti diversi che qui si ritrovano, dal quale anco la desiderava che fusse vista; ed essendomi io a sorte ritirato (per fuggire questo sole di marzo non troppo lodato per la sanit

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