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Aggiornato: 29 giugno 2025


Mi sono vendicato, gli disse Ahmed con voce cupa. Ti abbandono il prigioniero e ricordati che se lo ammazzi te ne sarò grato. Grazie, Ahmed, rispose il beduino. So cosa devo fare di quest'uomo che odio con tutte le forze dell'anima mia. Quattro guerrieri entrarono nel tugul, gettarono una tela sul corpo dell'infelice arabo e lo portarono via. CAPITOLO VI. Lo scièk Abù-el-Nèmr.

Dinanzi a lui, a un seicento metri di distanza, galoppavano dei guerrieri guidati da uno sceicco. In quest'ultimo Notis aveva riconosciuto Abù-el-Nèmr. Ah! cane! ruggì egli allungando le mani verso le fonde della sella dalle quali uscivano i calci di due pistole.

Mentre il greco, messo colle spalle al muro e torturato, confessava tutto ciò che i suoi nemici volevano sapere, Medinek, sfuggito miracolosamente alla pistolettata dello scièk Abù-el-Nèmr, trottava come un cavallo per le oscure e fangose vie della citt

Ahmed s'impadronì vivamente di quella carta e vi gettò sopra gli occhi. La sua faccia s'annuvolò e un profondo sospiro gli uscì dalle labbra. Che hai? chiese Abù-el-Nèmr, guardandolo cogli occhi accesi. Notizie di loro, rispose Ahmed. Chi loro? Fathma e Abd-el-Kerim. Leggi!... leggi, Ahmed!... balbettò lo sceicco con un filo di voce.

Prodi guerrieri! gridò l'almea con uno slancio disperato. Frenatevi, aspettate che Abù-el-Nèmr rinvenga, aspettate che egli parli, che egli solo ci giudichi. Noi siamo suoi amici, ve lo giuro, ed egli punir

Fathma! mia adorata Fathma! esclamò egli delirante. Non seppe dire di più. La gioia di rivedere alfine l'infelice sua fidanzata, lo soffocava. Afferrò quel corpo ancora inanimato e lo coprì di baci e di lagrime. Abù-el-Nèmr si nascose il volto fra le mani e un rauco singhiozzo gli rumoreggiò in fondo al petto. Una tremenda disperazione aveva improvvisamente scomposto i suoi lineamenti.

Non bisogna perdere tempo; la febbre e forse il delirio fra poche ore ti assaliranno. Abù-el-Nèmr accostò le mani alla bocca e mandò un lungo fischio. Quasi subito si udì un calpestìo precipitato e un cavallo comparve movendo sollecitamente verso il padrone.

Le sue labbra sfiorarono dieci volte di seguito quelle scolorite dell'almea; egli rideva e piangeva dalla gioia. Il galoppo di parecchi cavalli, che rapidamente si avvicinava, gli richiamò alla mente Abù-el-Nèmr.

Che è accaduto? chiese egli tutto d'un fiato, trascinandolo accanto al fuoco che ardeva in un angolo del tugul. Una disgrazia, El-Mactud. Notis è caduto nelle mani di Abù-el-Nèmr! Lo scièk tirò un tremendo pugno contro la parete della capanna. Tu vuoi burlarti di me! esclamò egli con collera. È impossibile, non lo posso credere.

Il Mahdi l'aveva presa con la fame dopo quattro mesi e mezzo di eroica resistenza, e scacciati gli abitanti dopo averli denudati, l'aveva fatta occupare delle sue orde. Quando Abù-el-Nèmr e quelli che lo seguivano scambiate alcune parole coi guerrieri che vegliavano dinanzi alla porta, entrarono, la citt

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