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Tutti i ribelli si erano affollati attorno ad Abù-el-Nèmr urlando furiosamente. Un guerriero d'alta statura colle braccia armate di numerosi braccialetti d'oro e un ricco turbante sulla testa, s'inginocchiò accanto allo svenuto e lo esaminò attentamente per alcuni istanti. Chi ha ferito il mio capo? chiese egli, lanciando un'occhiata torva sui due prigionieri.

Dov'è Fathma? chiese rabbiosamente al guerriero. Il carnefice l'ha portata via, rispose l'interpellato. Maledizione!... Dove? Al lago. Quando? Venti minuti fa. Notis s'allontanò, lanciando il cavallo ventre a terra. Padrone! gli gridò dietro Medinek. State in guardia! Avete Abù-el-Nèmr dinanzi! Ira di Dio! tuonò il greco. È uomo morto!...

Omar lo comprese e non osò continuare. Tuttavia non voleva cedere quel greco che tanto odiava, senza parlare prima con Abù-el-Nèmr. Odimi, disse allo scièk. Io credo alla pergamena, ma lasciami due ore di tempo onde io parli collo sceicco Abù-el-Nèmr; poi ti cederò il prigioniero. Non ti accordo nemmeno cinque minuti. Ad Ahmed occorre sull'istante il greco. E se io mi opponessi colla forza?

Ho dei conti da saldare e potrei saldarli con un buon colpo di scimitarra. Sulle labbra del beduino spuntò un sorriso diabolico; non potè frenare un moto di contentezza. Guardò attentamente lo scièk e nei suoi occhi lesse l'espressione di un terribile odio. Che ti ha fatto quell'uomo? chiese egli. Te lo dirò un'altra volta. Basta che tu sappi che io lo esecro. È potente Abù-el-Nemr?

Le sue ossa spolpate dai denti delle jene e degli sciacalli, giacciono sulle ardenti sabbie di Kasseg. Tu menti! urlò Omar. Se non vuoi credermi fa di meno. Notis, disse Abù-el-Nèmr. Giochi una partita pericolosissima. Ieri sera parlai con Ahmed, ed egli mi disse che Abd-el-Kerim era in mano tua ed ancor vivo. Come vedi, sappiamo qualche cosa. Il greco strinse i denti.

Abù-el-Nemr aveva fatto due passi indietro e guardava Ahmed con ispavento. Era diventato cinereo e tremava in tutte le membra come se fosse stato assalito da una tremenda febbre. Sembrava istupidito, pietrificato. Lui, nelle tue mani! balbettò alfine. Lui prigioniero!... Oh!... Ma che hai? gli chiese Ahmed con stupore.

Ebbene, Abù-el-Nèmr, disse Ahmed dopo di aver gettato uno sguardo all'ingiro come per assicurarsi che nessuno poteva udirlo. Come andò la spedizione? I Scilluk che si erano ribellati li abbiamo interamente distrutti, rispose lo sceicco. Trionfiamo su tutta la linea. Non abbiamo più nemici, adunque, dinanzi a noi? Non abbiamo più nessuno.

Ma non io! gridò Abù-el-Nèmr baciando impetuosamente la mano di Fathma. Chi alza un dito sulla favorita dell'inviato di All

Perduto Abd-el-Kerim, preso Notis, non rimaneva che battersela al campo e lasciare che le acque corressero pel loro verso. La smania però di vendicarsi dello scacco subìto, gli suggerì una eccellente idea. Vi è la donna, pensò egli. Questa donna deve interessare vivamente Abù-el-Nèmr e Abd-el-Kerim. Colpiamoli ambedue in mezzo al cuore facendola sparire.

Il greco non se lo fece dire due volte e slanciossi dietro al cavaliere seguito dal negro Medinek. Dopo dieci minuti di corsa, Abù-el-Nèmr e quelli che lo seguivano giungevano dinanzi a El-Obeid, sulla cui porta faceva orribile mostra la testa diseccata del barone di Cettendorfs. CAPITOLO VIII. Notis in trappola.