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Aggiornato: 21 maggio 2025


Poi del Giordano a le paterne sponde Fassi veder da l'orrida foresta, Ove gridando infra le turbe immonde L'erto cammin de la salute appresta; Evvi, ch'umile al Redentor diffonde Limpido rio su l'adorata testa; Evvi, che d'alto il Genitor rimbomba; Evvi fra lampi d'or l'alma colomba.

Evvi un luogo sulla via carreggiabile fra Bologna e Porretta, che, da un’immagine della Vergine postavi chi sa quando, si denomina la Madonna del sasso.

Poi io non me la piglio per moglie. RUFINO. E' si dice ben cosí; ma... CURZIO. Ma che? RUFINO. Voglio dire ch'ell'è peggio: ché le moglie patiscono di quelle cose che non patiscono le concubine. Oltre che vi pelano e vi tirano sino al sangue. Ed èvvi vergogna e danno all'anima e alla borsa. CURZIO. Non posso io desordinare una volta? RUFINO. Fate voi.

STRAGUALCIA. Non anco. PEDANTE. Vien qua. Fa' motto al padron vecchio. Questo è messer Virginio. STRAGUALCIA. Èvvi passata la còllora? PEDANTE. Non sai ch'io non tengo mai còllora con te? STRAGUALCIA. Fate bene. PEDANTE. Or da' qua la mano al padre di Fabrizio. STRAGUALCIA. Porgetemela voi. PEDANTE. Non dico a me; dico a questo gentiluomo. STRAGUALCIA. È questo il padre del nostro padrone?

Evvi per avventura un ordine di cittadini che potrebbe viversene ed anche lietamente in onta delle malevoli disposizioni del Governo. Che può di fatti temere colui il quale, ricco essendo ed indipendente, possedendo desiderando onori o dignit

Ascendendo quell'erta, evvi un mistero Tal nel loco e nell'aer, che pria che giunga A' consecrati muri il passeggero, Forz'è che preghi, ed ami, e si compunga. Vista non v'ha che noi ritragga al vero, Che dal mondo fallace nol disgiunga, Tanto, dovunque ei volga la pupilla, Del Crëator la mãest

Per l'immensa parete, onde si gira Il gran Ciel de la macchina superba, Del Precursor santissimo si mira La dura vita e la ria morte acerba; Evvi, che da le turbe il piè ritira Vago di bere il fiume e pascer l'erba, Sol di ruvido pel tutto coperto, Solingo cittadin d'aspro deserto.

Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deifile e Argia, e Ismene si` trista come fue. Vedeisi quella che mostro` Langia; evvi la figlia di Tiresia, e Teti e con le suore sue Deidamia>>. Tacevansi ambedue gia` li poeti, di novo attenti a riguardar dintorno, liberi da saliri e da pareti;

Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deïfile e Argia, e Ismene trista come fue. Védeisi quella che mostrò Langia; èvvi la figlia di Tiresia, e Teti, e con le suore sue Deïdamia». Tacevansi ambedue gi

Le ultime grandi anime religiose, i veri discendenti dei grandi inquisitori erano i sacerdoti condannati, i nuovi apostoli ribelli. Èvvi davvero molta differenza fra lo spirito di Torquemada e quello di Lammenais?

Parola Del Giorno

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