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E la processione s'inoltrava, cresceva, sfilava a dilungo; tutti quei cavalieri, vagheggini, damerini, cascamorti, zerbinotti, pezzi grossi, Alcibiadi antiquati e rimessi a nuovo, passavano daccanto a lei, le bisbigliavano una parolina all'orecchio; ed ella si faceva rossa in volto, ma sorrideva, sorrideva sempre e con tutti. Ahimè, così vuole la civilt

Digiuni, novene e tridui, alla cui spesa avrebbe supplito Lalla colla sua cassetta privata, avevano preceduto il pellegrinaggio. Lalla, miss Dill, don Vincenzo intonavano le orazioni, ripetute dal coro, che cangiava ciliege e parole. in quella processione mancavano le belle ragazzotte, ragion per cui agli svolti delle viuzze, o vicino ai tabernacoli, c'erano appostati gli zerbinotti, che seguivano da lungi la brigatella, sfidando le occhiatacce irose della signora Veronica, che si voltava indietro borbottando inviperita, coll'autorit

No, non l'aveva mai visto; non lo voleva vedere; per lei, gli zerbinotti li aveva tutti in uggia, non li poteva soffrire: tutti leccati, impomatati, le davano la nausea; e sporgendo le labbra e arricciando il naso, dimostrava energicamente il suo disgusto: Peuh!

Ariberti, dunque, rimase, non senza aver ringraziato la dama dell'insigne favore che essa gli faceva trattenendolo. Si stava così bene vicino a lei! E lei dal canto suo, non doveva gradire ugualmente la compagnia di un così gentil cavaliere, obbligata com'era a parlar sempre con impresarii, agenti teatrali, e colleghi di palcoscenico, ed occuparsi sempre di scritture e di prove, o a ricever lettere e visite di vagheggini importuni? Oh, questi, poi, non li poteva patire. E raccontava, con quella sua schiettezza facile, poeticamente zingaresca, tutte le noie, tutte le molestie a cui va esposta una povera artista, quando sia nulla nulla piacente della persona, con tanti sciocchi zerbinotti d'ogni et

Gli archeologi e gli storici avrebbero potuto dirci con precisione a che cosa avesse servito in origine quel sotterraneo: i secondi se pure lo avessero creduto oggetto degno di occupare le gravi pagine dei loro scritti, ed i primi qualora non avessero preso qualche lucciola per lanterna. E qui (sia detto con buona pace) un romanziere, ricordando L'antiquario commedia dell'immortale Goldoni, e L'antiquario romanzo del celebre Walter Scott, non può trattenersi dal ridere sulle dotte asserzioni di coloro che, al lume dell'intelletto, hanno creduto penetrare con passo sicuro nel buio di centinaia di secoli. Concludo adunque che nulla mi cale di sapere quando il mio sotterraneo sia stato abitato e da chi; come anche nulla mi cale se certi zerbinotti increduli mi forzassero a dimostrar loro il suo sito, ed io non potessi additarlo. Se coloro che son vivi non lo hanno veduto, lo vedranno nel mio romanzo, giacchè per il buon andamento del racconto basta che ci sia stato: e quelli che lo hanno veduto e che non son più, non sanno nulla del mio scritto, il che mi risparmier

Usciamo di metafora. Il cicisbeo era sempre in pieno esercizio in molte case signorili, in quelle specialmente dove la cascaggine dei zerbinotti e le smancerie dei ganimedi si credevano così innocue da limitarsi a leziosi inchini, e, tutt’al più, a languide occhiate. Se qualche puritano ne faceva le maraviglie, c’erano i non puritani, persone di mondo, che trovavano opportuno lasciar fare.

E come non sentirsi rimescolare al passaggio di una che, tutta polvere e manteca, sfacciatamente invita un giovinotto a farle compagnia nel passeggio, mentre altri zerbinotti la colmano dei complimenti più leziosi?⁵⁰⁶. ⁵⁰⁶ Meli, Poesie: odi IX, XXIV, e pp. 372-74.