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Queste spensieratezze mi piacciono tanto. Se Welfard avesse saputo farmi una sola di queste sorprese... Ma egli avrebbe temuto di compromettermi, avrebbe pensato a quel che direbbe la gente, ai commenti dei servitori, poi avrebbe consultato il galateo, e non ne avrebbe fatto nulla. Egli pensa a tutte le cose del mondo invece di pensare ad amarmi. Ed io non penso che a questo, le risposi.

Sentivo di esservi omai straniera, perchè nessun affetto mi vi richiamava. «E poi avevo lo spavento di trovare Welfard ammogliato. Io avevo agito male con lui; si credeva tradito. Aveva ragione d'essersi allontanato da me. Ed omai erano trascorsi molti mesi dalla nostra separazione.

« Mia Fulvia; mia amante; mia sposa; susurrava Gualfardo stringendomi le mani. Dimmi che vivrai, che vivrai per amarmi; per esser mia; per non lasciarmi mai più. « Ma tu, Welfard, potrai tu perdonarmi il mio torto, potrai tu amarmi ancora?

«Mi dispiace all'anima di non poter esservi accanto per risparmiarvi codeste noie di contratti. Ma, voi lo sapete, sono schiavo del lavoro. Questo però non mi toglie dal pensare a voi. «Scrivetemi spesso, ed amatemi come vi ama, «Il vostro WELFARD HERBERT

«Noi ci sposeremo fra otto giorni a Torino, e partiremo subito per Vienna. Non vi vedrò forse mai più. Perdonatemi d'avervi cagionato un dolore, forse un rimorso, coll'ultima mia lettera. Ora è passato, come passa tutto. Come il nostro folle amore, come la freddezza di Welfard, come la mia disperanza. Addio, Max.

«La freddezza nordica di quella lettera mi strinse il cuore. Dacchè amavo Welfard, era la prima volta che mi allontanavo da lui; la prima volta che ci scambiavamo una lettera. Per me era un grande avvenimento; e gliel'avevo detto, come aspettassi con ansia la sua prima parola scritta, come la sua stessa calligrafia che m'era ignota m'inspirasse la palpitante curiosit

La prima volta mi rispose con espansione: «, mi amava, e malgrado che non potessi essere che un amico per lei, sentiva che nessuno le era più caro di me, neppure Welfard.» E mi stringeva la mano, e mi guardava quasi aspettando ch'io le dicessi parole altrettanto affettuose. Io volli farlo, apersi la bocca e dissi: Mi amate, Fulvia? Questa volta ella mi rispose soltanto: Perchè lo domandate?

«Ero in questo stato d'animo quando partii da Torino per recarmi qui. «Avevo sperato che Welfard mi accompagnerebbe per assistere al mio debutto. Mi pareva impossibile che non avesse a prendere un interesse vivissimo a quel passo tanto importante per me. «Egli non ne parlò nemmanco. Quando gli proposi di venire, mi disse che lo avrebbe desiderato, ma non ne aveva il tempo.

«Una sera, nove giorni dopo che avevo scritto a Welfard, ero pronta per andare al teatro, quando mi venne recata la sua risposta. «Tremavo di speranza nell'aprirla. Tutte le espansioni della mia lettera mi si affacciarono al pensiero, reclamando in ricambio una parola appassionata.

«Siate generoso, Welfard. Venite per lui. Lasciategli la sua dolce illusione; e quando il vostro ufficio pietoso sar