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Un gesuita, che lo seguiva a due passi in dietro, s'inginocchiò alla sua sinistra, alla medesima distanza, mentre che egli, con la sua aria vecchiotta, s'installava a comodo sull'inginocchiatoio. Ed il prete dell'altare volgeva il dorso e dava principio alla messa. Il sembiante del gesuita contrastava singolarmente con quello del personaggio del Toson d'oro.

Portava sul capo un berretto di velluto nero, cui levò entrando in cappella, ed avviluppavasi in un lungo zamberlucco da camera di velluto violetto. Su questo, brillava l'ordine del Toson d'oro. E con codesto, delle pantofole ai piedi ed una pezzuola bianca attorno al collo¹. ¹ Si direbbe che si dipinga qui Ferdinando VII di Spagna.

Gli era poi costui un giovane di venticinque a ventisei anni. E il suo vestire semplice, il suo portamento modesto non indicavano, di modo alcuno, ch'egli potesse avere il petto coperto di decorazioni, e che il giorno innanzi egli avesse aggiunto l'ordine della Giarrettiera a quello del Toson d'oro, alla Legione di onore, alla placca in diamanti di S. Andrea.

Infine, la messa terminò. Il prete rientrò in sacrestia, ed il personaggio in veste da camera si levò. Il gesuita si precipitò per rialzare la portiera dell'uscio, lo lasciò passare e lo seguì. Il personaggio dal Toson d'oro non manifestò di avvedersi di quegli atti di deferenza. E' camminò dritto, traversando qualche sala ove zonzavano parecchi lacchè, affrettati ad aprire le porte.

Il medesimo ordinava per la morte dei nobili, dei Consiglieri di Stato, dei Cavalieri di S. Gennaro e del Toson d’oro, dei Grandi di Spagna. Inoltre «che nelle case di lutto i parenti di qualunque grado, ed anche del marito e moglie, non possano tenere le finestre delle stanze chiuse, ma totalmente aperte.

Vicino alla finestra, era uno scrittoio con qualche libro di sopra. A lato, un piccolo stipo incrostato di tartaruga. Dietro, un divano molto comodo, in velluto, ed un seggiolone innanzi lo scrittoio, stemmato a corona. L'uomo dal Toson d'oro andò a sdraiarsi sul divano ed indicò al gesuita di tirare il campanello. Questi toccò un bottone e restò impiedi.

Azzeccava invece il suo sguardo sull'uomo dal Toson d'oro, il quale sembrava più attento e più divoto di lui. Quando il prete si fu comunicato, il gesuita si avvicinò all'inginocchiatoio. L'uomo che l'occupava fe' segno della testa di non aver d'uopo del ministero di lui. Si alzò infatti ed andò a comunicarsi all'altare. Di ritorno al suo posto, e' parve più fervente. Il gesuita, più inquieto.

La giovane sollevò lentamente la fronte dall'Appendice di Alessandro Dumas, e, conficcando come una spada il suo sguardo glaciale nell'uomo che l'implorava testa giù e visibilmente turbato rispose: Sono il re, io? Ed il re, egli stesso, che può accordare la vita, può egli ridare l'onore? Di un ladro, il re può fare un ministro; di un vigliacco, un generale, e' può covrir del Toson d'oro un cuore disonorato; ma egli non sopprimer

Maestoso anche qui il Vicerè, che, coi grandi dignitarî dello Stato, alla sacra immagine teneva dietro; maestoso col suo invidiabile toson d’oro, il Pretore, circondato dai Senatori, ed il Giustiziere con la sua Corte capitaniale, ed i magistrati, ed i nobili e quanti avessero carattere ufficiale.