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Ad uno svolto rallentante cento voci di donna: Il ponte è rotto! il ponte è rotto! Gli Austriaci! Viva l'Italiaaa! Tre secondi dopo Dzing dzaang dzing, la mia blindata suona sotto le prime pallottole. Mi volto per verificare la chiusura delle feritoie. I miei mitraglieri puntano con due mitragliatrici in cupola. Do l'ordine a Menghini di mettere il motore in seconda e di avanzare lentamente.

Mi volto e fermo i miei mitraglieri, mentre nell'occhio orizzontale della blindata vedo uno spettacolo inatteso: Bianche sbocciano 2, 3, 4, 5, 6 bandiere nel verde dei boschi alti occupati dagli Austriaci. Il sole completa il tricolore.

Scompiglio e marea fragorosa. Gli austriaci si sparpagliano. Zuffe, corpi che rotolano. Cacofonia di cento lingue diverse: italiana, tedesca, slovena, boema, russa, ungherese, ecc. Mi slancio col revolver in pugno fra quell'abbaiare di cani e riesco a fermare i nostri mitraglieri e bersaglieri inferociti.

Nel cucinone di un casolare mi corico nel fieno fra Volpe e Lattes. Al centro un grande fuoco, con lingue smisurate e roteanti criniere di scintille. Lo circondano le corpulenze nere di bersaglieri e mitraglieri accoccolati, seduti o in piedi. Alcuni pietrificati dal sonno. Tortuosi sforzi di gambe gonfie di stanchezza che cercano di allungarsi.

Cinquanta metri più giù davanti al Municipio nelle due automobili del comandante del Corpo d'Armata austriaco e del suo Stato Maggiore, gli ufficiali prigionieri seduti immobili guardavano con occhi che certo non vedevano. Intorno, i miei mitraglieri con moschetto e baionetta innestata montavano la guardia con facce ingenue di bambini intorno ad una enorme torta natalizia.

La nostra irritazione sale, con la notte gelata, verso le prime stelle che ironiche deridono la leggendaria buona fede credenzona italiana. Bestemmiando, bersaglieri e mitraglieri accendono i fuochi sulle due rive, a destra e a sinistra degli ungheresi che accendono anch'essi dei fuocherelli timidi. Il freddo notturno aumenta.

Comprendono a mala pena, i motori, che mitraglieri e bersaglieri non bastano; occorrono donne astute per vincere le astuzie femminili della ghiaia, maledetta donna femmina femminile che minaccia ogni slancio maschio rigido e veloce. Il sole ha genialmente composto il quadro.

La cavalleria, interrompe Raby, è stata nei due primi anni di guerra un bosco elegante. Come cavalleria, bene inteso, poichè appiedata diede innumerevoli eroi a Monfalcone e sull'Isonzo nel corpo dei bombardieri e in quello dei mitraglieri. Franci scattò: Dimenticate le nostre gloriose cariche suicide in retroguardia dopo Caporetto. Le ho viste con questi occhi e non le dimentico, disse Raby.

Mentre Raby fila in vetturetta, un borghese di Flagonia si precipita ai miei piedi: Le do mille franchi, signor tenente, mille franchi, se mi lascia ammazzare quel porco! Io lo calmo con un gesto. Soldati, mitraglieri e bersaglieri si accalcano. Sull'altra riva s'avanza un corteo pomposo, formato da un maggiore dagli ussari ungheresi, tre trombettieri e tre ussari tutti a cavallo.