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Una ungherese, che canter

Giù Ghiandusso con me! Prendi due bombe e revolver. Tu, Locatelli, pronto alla mitragliatrice! Poi di corsa con Ghiandusso verso il sergente ungherese che segue l'ultimo carro. Tutti giù! Arrendetevi! Volta i cavalli e indietro! Il sergente, esita un attimo poi cede. Tutti gli uomini del carreggio sono disarmati. Indietro! grido. Via! Troverete a Tolmezzo la colonna di prigionieri.

Anche nel breve intervallo che corse fra la emancipazione di Cattaro dal reame ungherese e la sua dedizione alla Repubblica Veneta, esercitò essa questo sovrano diritto battendo monete autonome, portanti dall'un de' lati la imagine e il nome di S. Trifone, dall'altro un castello con all'ingiro la epigrafe CIVITAS CATARI.

E il povero ragazzo se li vedeva sfilare davanti, processione noiosa tra tutte, cominciando da quel signor Paolo ungherese, che aveva vergato la prima pagina dell'albo, e venendo giù. giù, fino.... a proposito, fino a chi? Probabilmente a quel temerario d'un cavaliere Roberti, o ad un altro, conte o duca, conosciuto in Milano, dove la signora Szeleny aveva il suo domicilio artistico.

Non era di "buon genere" sparlare di lei: credettero tutti invece alla Casalbara, quando essa raccontò che la contessa di Schönfeld apparteneva a una buonissima famiglia ungherese, ma che i rovesci di fortuna le avevano dato un po' alla testa, e ormai, pur troppo, non era più possibile riceverla. Pure quella leggera nube, subito svanita, fu il primo, il sinistro annunzio della burrasca.

Mentre il nostro fuoco a malincuore rallenta e si spegne vedo fra i paracarri della strada sull'altra riva un tenente ungherese che s'avanza seguito da un trombettiere. Questo si ferma e voltato verso di noi, suona male tre lunghe note fesse.

E gli scriveva che c'era il fidanzato, che la ragazza era di buona famiglia, figlia, nipote o parente, nientemeno, del famoso cavalier Cantasirena, e che andava tutte le sere all'opera al Manzoni con una cantante ungherese, certa Edita Schönfeld, che si faceva passare per contessa. E ripeteva, ancora, prima di finire: "niente da fare, onesta a tutta prova."

Ghiandusso, va su a quel primo piano, apri tutte le porte, fruga bene e caccia giù tutti gli ufficiali che troverai! Poi mi rivolgo ai soldati carnici. Su, disarmate quegli uomini!... Le armi a destra! Gli uomini a sinistra!... Se quelle carogne si muovono, sparate! Il colonnello ungherese disarmato, si presenta a me, con solennit

Portiamo sul viso la schiacciante spavalderia della vittoria e i nostri occhi sono degli invincibili proiettori di forze. Il mio compagno tenente Bosca con la sua blindata va in fondo al paese. Rimango solo fra il tumulto degli ufficiali che non vogliono lasciarsi disarmare. Il colonnello ungherese discute con un maggiore austriaco. Balzo fra di loro.

Credette perciò conveniente di anticipare un pocolino e la conseguenza di questa riflessione si fu, che alle undici del mattino il signor dottore, o baccelliere che vi piaccia chiamarlo, poneva il piede in quella stessa anticamera dove la bella ungherese gli aveva fatto il dolcissimo invito. La donna di servizio lo introdusse nel salotto. Il tempio era deserto.