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Salomone Reinach ha testè pubblicato, nella Revue Archéologique, una dotta ed interessante memoria sul ritratto di Giuliano. Nella prima parte di quella memoria egli mette in chiaro l’errore pel quale le due statue esistenti a Parigi, l’una al Museo delle Terme, l’altra al Museo del Louvre, rappresentanti un personaggio togato e barbuto, si credettero il ritratto di Giuliano, mentre lo devono essere di qualche retore o di qualche filosofo. Nella seconda l’insigne archeologo discorre del busto d’Acerenza, ed insiste sull’autenticit

Il re, con la Marchesa, come i cortigiani chiamavano la Pompadour, vi andavano spesso, preferendo i giardini di Lenôtre al Louvre; e in quello splendido soggiorno, ancora tutto pieno delle memorie del gran re e del gran secolo, le feste si succedevano, una più variata dell'altra: balli, ricevimenti, caccie, recite, e frammezzo a tutto questo, i facili intrighi, improntati della leggerezza del tempo, si legavano, rompevano e riannodavano incessantemente.

« Al «Louvre»! ordinai al facchino che portava il suo piccolo bagaglio. Le chiesi anche la ricevuta dei bauli, li feci ritirare come se fossero miei, e salimmo sopra un omnibus della Compagnia ferroviaria, tutto pieno di gente diretta, come per una tacita intesa, allo stesso albergo: alcuni viaggiatori, sopravvenendo tardi, restarono a terra. Noi vi stemmo pigiati, a disagio, e io domandavo a me stesso il perchè di tanta ressa, che cosa mai veniva a fare tutta quella folla. Le vie e le piazze della metropoli mi passarono dinanzi come dietro la lente d'un cosmorama, come dipinti sopra uno scenario, tanta era la mia inquietudine di non trovare alloggio, di dover cercare un altro albergo, di doverle confessare che non conoscevo la citt

Andiamo via e voltiamoci al Louvre; casa nostra, come ebbi l'onore di dirvi. Era anticamente una torre, e Filippo Augusto ci teneva chiuse con molta gelosia le sue carte, i suoi sparagni e i suoi prigionieri di Stato. Come e perchè si chiamasse Louvre un luogo per solito così poco aperto, non so.

E lasciati prima del tempo i balocchi, quei soldatini che pur ieri gli parevano vivi, non gradiva altri spassi che le visite al Louvre, ai musei di storia e di costumi, alle gallerie d'arte e d'armi e di gioielli e di maioliche e di vetri e di disegni.

Soltanto con Napoleone I le Tuileries incominciarono ad essere dimora stabile di monarchi. Seguirono, come sapete, due Borboni, un Orléans e un altro Napoleone: après quoi on a tiré l'échelle. Almeno, così dicono. E la reggia, abbruciata dai Comunisti, che poco mancò non incendiassero anche il Louvre, è stata conservata nella sua maest

Appena entrati, ci si trova dinanzi alla più celebre di tutte le bestie dipinte: il toro di Paolo Potter; quell'immortale toro che, come ho detto, ebbe l'onore, nel Museo del Louvre, quando c'era la manía di classificare i quadri in una sorta di gerarchia di celebrit

Abbiamo veduto il palazzo del campo di Marte con tutte le sue dépendances, e abbiamo veduto il palazzo del Louvre; l'esposizione del presente e l'esposizione del passato, la transitoria e la permanente; a farla breve, le due grandi cose di Parigi.

Il Louvre e le Tuileries. Soluzione di continuit

Quando Carlo V ci venne ospite di Francesco I, il Louvre contava tredici torri, murate in cerchio, e coronate dalle loro banderuole di ferro. Si narra che, per la solenne occasione, Francesco I facesse indorare a nuovo le banderuole in discorso.