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Il mio turbamento era misto d'impazienza irosa. Io ero come uno che, in mezzo al benessere d'una guarigione illusoria, nella ricuperata sicurt

Ecco il frutto della insubordinazione e della indipendenza, di questa matta morale del secolo!... Cosiffatta breve, irosa conchiusione, pronunziata dopo una pausa, con non so qual feroce cupezza, dal padre Apollinare, strinse troppo forte il cuore del suo alunno, che più non seppe parlar pregare.

Così venne la mezzanotte. Era un tempaccio tempestoso: una luna color di sangue acceso battagliava con una irosa schiera di nuvoloni plumbei, che la volevano affogare. Lontano lontano, in un denso nereggiamento dell'orizzonte, si susseguivano, con un brontolìo cupo e prolungato, tre o quattro voci di tuoni, intesi a soperchiarsi l'un l'altro.

Dietro di me stava una irosa figura che teneva una lanterna accesa con una mano e una scuriada con l'altra. Riconobbi il pastore d'uomini.

La lunga stola dalle pieghe belle Tragicamente cade sul suo piede; Ella prega ed impreca irosa imbelle Comanda, chiede, Schiava, regina dal gemmato crine Innamorata, ascetica, pagana... Poi sovra il raso sa sgualcir le trine Occhïeggiando vana. E a dieci lustri d'intervallo il dramma Rifulge ancor nella novella attrice, Arde in quell'esil corpo una gran fiamma Divoratrice.

Un odio implacato, un'ira di disperazione, un sentimento unico del quale non possiamo farcene idea noi che non fummo nei loro panni, li teneva disgiunti l'uno dall'altro, li respingeva con una spaventevole prepotenza; eppure a quell'odio, a quell'ira, a quel non so che così terribile e senza nome, si mesceva un tal senso di gratitudine per una parte, di compassione dall'altra, abbastanza forte perchè in tanta irosa disperazione non si gettassero l'uno su l'altro a sfracellarsi a vicenda.

Non comprendo. Siete anche sua amante? Ella guardò l'inquisitore con espressione quasi irosa, avvampando, senza dir nulla. Non volete rispondere neanche ora? Vi farò un'altra domanda. Dove eravate nel momento che quella donna moriva? Nello scrittoio del principe. Dove era egli? Con me. Conoscevate la morta? Non parlai mai con lei. Oggi la vedeste? No.

Al contatto di quella materia, Gialluca sentì crescere il dolore. Dopo un’ora si strappò dal collo la fasciatura e gittò ogni cosa in mare, invaso da un’impazienza irosa. Per vincere il fastidio, si mise al timone e resse la sbarra lungo tempo. S’era levato il vento, e le vele palpitavano gioiosamente.

Quando una sessione, una discussione era finita, mentre i suoi colleghi si alzavano in fretta, e apparivano sodisfatti di andarsene, egli diventava cupo, attristato; l'idea di dover tornare a casa, delle accoglienze, che gli avrebbe fatto la rozza e irosa Megera, il suo carnefice in gonnella di rigatino, lo atterriva. Era lungo lungo, secco, calvo, con un naso sperticato, di larghe narici.

Di che veggasi il bellissimo articolo che ne scrisse Clementino Vannetti nelle Osservazioni sopra di Orazio . Nella satira più audace ed irosa, si provò d'imitare Archiloco, ma non satisfece a se stesso: come dichiara nella vita sua propria; benchè il Guasco, pubblicando l'Amedeida minore, promettesse di volerne dare con altri componimenti, le canzoni archiloche, ossia le satire alla maniera di quel Greco.