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Ma di tutto questo noi non udimmo nulla. Eravamo affascinati. Quel Sultano, che l'immaginazione ci aveva rappresentato sotto l'aspetto d'un despota selvaggio e crudele, era il più bello e più simpatico giovane che possa brillare alla fantasia d'un'odalisca. È alto di statura e snello, ha gli occhi grandi e soavi, un bel naso aquilino, il viso bruno d'un ovale perfetto, contornato d'una corta barba nera; una fisonomia nobilissima e piena di dolce mestizia. Una cappa bianca come la neve gli scendeva dalla testa ai piedi; il turbante era coperto da un alto cappuccio; i piedi nudi e infilati in due babbucce gialle; il cavallo grande e bianchissimo, colla bardatura verde e le staffe d'oro. Tutta quella bianchezza e quell'ampia e lunga cappa gli davano un aspetto sacerdotale, una grazia di regina, una maest

Ci ricevette, appena entrati, in un cortile angusto, chiuso fra quattro muri altissimi e oscuro come un pozzo. Da un lato v'era una porticina alta poco più d'un metro, dall'altro una gran porta senza battenti e una stanza nuda, con una materassa distesa sul pavimento, e alcuni foglietti di carta infilati in uno spago appeso a una parete: la corrispondenza giornaliera, credo, di Sua Eccellenza.

Ammetteva gli uomini fossero sovente ingrati alla donna che li onora della sua predilezione; non ammetteva potessero esser ciechi, o non commovibili alla sua bellezza. Arrivò un servitore maestoso, in ricchissima livrea: portava con un gran vassoio d'argento, con due bottiglie, e bicchieri infilati in custodiette d'argento. Qualche istante appresso giunse il Weill-Myot.

Le valli ampie sono sdegnose nelle loro digestioni sonore e senza fretta ingoiano i pesanti fragori per rivomitarli masticatissimi tra i denti stridenti dei loro echi che brillano e tintinnano di passione. Sentiamo sotto i piedi risuonare i polmoni, le budella e fino in fondo lo sfintere della montagna dove si sono infilati, asserragliati e stipati infiniti rumori.

Dopo le donne, le fiere. In vari tempi si fece combattere il toro coi leoni e colle tigri; pochi anni or sono ebbe luogo una di codeste lotte nel Circo di Madrid. È celebre quella che fece fare il conte duca di Olivares per festeggiar il giorno onomastico, se non m'inganna la memoria, di Don Baltasar Carlos d'Austria, principe delle Asturie. Il toro combattè col leone, colla tigre, col leopardo, e riuscì vincitore di tutti. Anche nel combattimento di pochi anni sono, la tigre e il leone ebbero la peggio; l'una e l'altro si slanciarono impetuosamente addosso al toro; ma prima di riuscire ad addentargli il collo, infilati dal terribile corno, caddero a terra in un lago di sangue. Il solo elefante, un elefante enorme che vive tuttora nei giardini del Buon Ritiro, riportò la vittoria: il toro lo assalì, quegli non fece che mettergli la testa sul dorso e premere, e la pressione fu così delicata che il malcauto assalitore ne fu schiacciato come una polpetta. Ma è agevole immaginare quanta destrezza, quanto coraggio, e che imperturbabile tranquillit