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All'alba il fragore del bombardamento lontano cresce. La battaglia sul Grappa infuria. Mi alzo e guardo il cielo come si squadra un manometro. Non piove ma ha piovuto e ripiover

Degna corona del vincitore Caviglia che, scopati i vecchi piani strategici, seppe mediante le sue spie volanti in aeroplano sui notturni accampamenti, scoprire il punto debole del nemico e colpirlo nell'immenso scacchiere, mortalmente. L'esercito Austriaco ferito nella saldatura delle due sue armate del Grappa e del Piave, cade a pezzi.

A tavola i bollettini di guerra stupefacenti e i giornali colmi di vittorie passano di mano in mano sulla pasta asciutta. L'appetito lotta col cuore ebbro che sotto i tonfi delle notizie gioiose vorrebbe schizzare lagrime e singhiozzi felici. Cinquantamila prigionieri, 300 cannoni. Il colonnello Trivulzio annunzia: L'intero sistema difensivo del Grappa è caduto nelle nostre mani!

Non potete immaginarvi come mi dispiaceva di non avere avuto cinque centesimi in tasca. Sognavo l'alba con un bicchierino di grappa. Fa tanto bene quando si ha i piedi nel sudiciume e si è passata la notte senza dormire. Non so che cosa si faceva di fuori. Ma di tanto in tanto udivo delle persone che s'arrabattavano per la muraglia urtate da qualche prepotente che smanacciava.

Hanno bevuto in due un'intera bottiglia di grappa rubata alla padrona della fattoria. La certezza dell'offensiva, la speranza di rivedere la sua bella terra friulana hanno sconvolto dalla gioia Ghiandusso. Ho dovuto fare la mia cassetta da me ed ora sto disponendo con cura i petardi nell'interno della mia 74, illuminato di luce elettrica.

Giunge un motociclista grondante, infangatissimo. Riconosco un amico, tenente di collegamento. Viene dal Grappa. Mi racconta la mischia vittoriosa, accanitissima in una nebbia fitta. Dice che il comandante del reparto d'assalto, maggiore Messe, ha fatto cose fantastiche.

Il 26 ottobre la resistenza sul Grappa è più che mai accanita. Sette divisioni italiane contro nove nemiche. «La sera del 26, si gettano i ponti sul Piave. Sono travolti. Altri ponti sono gettati nella notte del 28. «La mattina del 28, il 17corpo comincia a passare a Salettuol e l'8ª armata comincia a passare fra Pederobba e Falzè.

Venivano intanto dalla strada di Chiusaforte, in bande fitte, i prigionieri italiani che si erano liberati quando l'annunzio del crollo del Grappa aveva segnato il primo sgretolarsi dell'impero. Uno di questi prigionieri più affranto degli altri oscilla tragicamente a tre passi da me poi si abbatte sul naso, svenuto dalla stanchezza e dalla fame.

«Intanto 20 equipaggi da ponte, 4500 metri di passerella tubolare, 4500 metri di ponte, sono preparati. In complesso, contro le 63 divisioni e mezza austriache e i loro duemila pezzi, noi abbiamo schierato 54 divisioni e 4750 pezzi. «Il nostro fuoco d'artiglieria s'iniziò fra Brenta e Piave alle ore tre del 24 ottobre. Alle ore 7 e 15 balzano le fanterie sul Grappa.

Dopo aver continuato fino a 78 anni ad eseguire furtivamente sul trombone la grande aria: Era anch'io di quella schiera Di Venezia anch'io guerrier.... muore di cordoglio perchè l'acquavitaio non volle dargli a credito un bicchierino di grappa. L'Accordeon. Primo istrumento dei cuori candidi.