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La contessa Maria aveva aperto un piccolo sacco da lavoro, traendone quattro grossi gomitoli di lana ordinaria, e due paia di calzettine appena incominciate. Via, anche tu, Ginevra, colle tue belle mani! le disse, mostrandole le proprie sformate dai geloni.

«Ecco che un bel giorno, eravamo soltanto al martedì, la Superiora mi manda a chiamare, mi accomoda la mantellina, mi fa mettere i guanti, perchè avevo ancora un poco di geloni, e mi conduce lei stessa in parlatorio. E , dietro alla grata, vedo subito la mia cara Duchessa, accompagnata da un signore giovane, grande, biondo. Può immaginare come rimasi...; credo che non seppi neppur salutare.... Ma la Duchessa non se l'ebbe per male; mi fece ancora più festa del solito; disse che quel signore era suo figlio, il quale era tornato da un viaggio a Roma e veniva a portare alla reverendissima Madre Superiora un rosario montato in argento, che il Santo Padre aveva benedetto per lei. Io ero molto edificata, e ascoltavo quel signore, il quale diceva tante belle cose con una voce che pareva una musica, e ogni tanto si rivolgeva anche a me; ma io ero così intimidita che non trovavo il coraggio di dire una parola. Quando furono per andar via, egli mi fece un saluto cortesissimo, e disse che si raccomandava alle mie orazioni. Infatti, io pregai proprio di cuore, pensando a quella visita che non mi sarei mai aspettata, e all'ingiunzione fattami dalla Superiora di non parlarne alle mie compagne, mulinando con una grande curiosit

Il famoso Bocca di gloria nella sua botteguccia posta ai quattro canti allestiva i cialdoni. Le fanciulle si abbigliavano, le mamme strepitavano nel mettersi le scarpe piuttosto strette ai piedi sessagenari e gonfi per i geloni. I giovinotti si risciacquavano la bocca per togliere l'odore del sigaro, si profumavano i capelli e si radevano la barba laddove oggi son cresciuti gli eleganti baffi.

Era gonfia e arrossata; l'epidermide vi si screpolava sul dosso e si rigava di piccoli solchi lividi. Vedi... Ho i geloni. Ella taceva, guardandolo. Non lo ascoltava. Il piccino tornò a domandare: E tu dove vai, Letizia? Ora ella, improvvisamente, si piegava su di lui, gli gettava un braccio attorno al collo, si traeva addosso il ragazzetto obbediente, sorridente ancora.

Aveva le manine rosse, gonfie e spaccate dai geloni, e stentava a camminare nelle scarpe diventate strette; ma pure anche vedendola in quello stato la contessa Orsolina non ne aveva piet