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Si avvicinarono col lume dov'era il piatto dell'Agnese, e questa ci vide sopra un oggetto che di primo acchito non distinse bene, poi... poi lo raffigurò: era uno scudiscio, di legna verde. «Ah! si vede che Santa Lucia vi conosceesclamò la contessa Orsolina, «e vi premia secondo i vostri meritiAgnese rimase muta, poi scoppiò in un pianto dirotto.

La contessa Orsolina non passava dalla sua stanza altro che per brontolare, e la Rosalia non dovea entrarci perchè aveano paura che pigliasse il male.

La contessa Orsolina, cascasse il mondo, non sarebbe certo rimasta in casa in una di quelle tre sere. Figurarsi! La Rosalia se la godeva tanto! E pensava, invece, che se l'Agnese avesse avuto un solo briciolino di sentimento, non dovea neppur fiatare, in una simile ricorrenza.

«Brutta bruttaccia! brutta bruttacciacontinuava intanto a ciangottare la Rosalia, colla bocca piena di mandorlato. Il giorno dopo, di buon mattino, la contessa Orsolina si era precipitata ansante nella bottega della fruttaiola. «Trovatemi una donna qualunque, magari in prestito, che venga almeno per le faccende più grosse. Ho la mia bambinaia in letto, colla febbre.

La sera, prima che la famiglia uscisse in gala per recarsi al Caffè d'Europa, la piccola Agnese, che serviva in casa da sguattera, da cuoca, da cameriera e da bambinaia, veniva sempre lisciata e vestita di tutto punto dalle mani stesse della contessa Orsolina, che si assoggettava, non senza dispetto, a quella disgustosa operazione, pur di tener alto il decoro della casa. È da sapersi poi che la Contessa la chiamavano tutti Orsolina, col diminutivo, soltanto perchè ciò le faceva piacere; ma, in verit

La contessa Orsolina le insegnava a dare i baci alla francese alla nuova bambinaia; e la sgridava se non le lasciava mangiare il pranzo in pace, ripetendo sempre che anche le altre donne se n'erano andate per via de' suoi capricci.

«Sta ferma, brutta saettastrillò la contessa Orsolina alzando con una mano, in aria di minaccia, un pettine d'osso giallo e sdentato, e coll'altra dando una tirata rabbiosa alla grossa coda di capelli castagni della piccola Agnese.

Aveva le manine rosse, gonfie e spaccate dai geloni, e stentava a camminare nelle scarpe diventate strette; ma pure anche vedendola in quello stato la contessa Orsolina non ne aveva piet

Il babbo aveva dato il suo consenso non solo, ma si stimava molto fortunato: gli pagavano la bimba cinque lire al mese: non aveva mai sperato di cavarne tanto profitto! «Cinque lire?... Capperi!...» quell'assegnamento mensile pareva una spesa grossa anche alla contessa Orsolina Portomanero, la quale non voleva certo buttar via i denari suoi «per ingrassare i villani

Eppure Agnese, o la bambinaia, come la chiamava la contessa Orsolina, aveva avuto in casa Portomanero i suoi giorni buoni di felicit