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Se l'effetto materiale di quelle calde gocce viventi avesse corrisposto alla sensazione ch'io n'ebbi, porterei su la mia pelle una traccia indelebile! Oh, lasciami bere, io pregai.

Quel giorno pranzai all'albergo del Marcuccio in compagnia dell'Ascolana. Prevedendo i pericoli che in quella sera mi minacciavano, la pregai di non intervenire allo spettacolo indi attesi rassegnato l'ora di recarmi in teatro. Il sole volgeva al tramonto, quando un messo del sindaco, accompagnato dall'ottimo sagrestano, recommi le chiavi del teatro.

«Sia forte e si ricordi pure che fu amato da me, se questo può valere a tenerla sul retto camminoQueste ultime parole mi guastarono l'impressione dolcissima delle precedenti e pregai Violet di toglierle.

Non era possibile; ne conosceva dunque la causa, e lo sapeva ragionevole. Ahimè! non vi era più dubbio. Come fu presso all'imbrunire la pregai che andasse a letto; il riposo le avrebbe fatto bene. In vero ella era molto abbattuta; passeggiava per le camere, ma ad ogni tratto era costretta a sedersi. Alla mia preghiera rispose con mestizia non averne voglia, la lasciassi ancora qualche ora.

Bambina! Se, per esempio, domani io fossi morta? Ma taci! E io la presi alle tempie e incominciai a baciarla su la bocca, su le gote, su gli occhi, su la fronte, su i capelli, con baci rapidi e leggeri. Ella si lasciava baciare. Anzi, quando io mi arrestai, mormorò: Ancora! Ritorniamo nella nostra stanza io pregai, traendola. Ella si lasciava trarre.

Questa furia romagnola era il segreto di trionfi riportati contro avversari venti volte più bravi di lui. Tirato in disparte Massimo, lo pregai sottovoce di essere paziente e pedante in principio, se voleva disarmare l'avversario della sua forza più pericolosa, la furia. Non so se Massimo mi ascoltasse o no.

Non prima il Cavalier tenne la voce, Ch'ella di nuovi pianti il sen fa molle, E grida sospirando: ah cor feroce, Pregai cotanto, ed egli udir non volle; Pena de le mie colpe; indi veloce Fuor da gli ampi steccati ella si tolle, E scorge Araspe, e che ciascun sen viene, E che le membra d'Ottoman sostiene.

Di maraviglia, credo, mi dipinsi; per che l'ombra sorrise e si ritrasse, e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. Soavemente disse ch'io posasse; allor conobbi chi era, e pregai che, per parlarmi, un poco s'arrestasse. Rispuosemi: <<Cosi` com'io t'amai nel mortal corpo, cosi` t'amo sciolta: pero` m'arresto; ma tu perche' vai?>>.

Mi avanzavo nella luce del sole nascente, nell'umidore dei prati e i calici bianchi dei convolvoli e gli occhi azzurri delle pervinche si aprivano intorno a me come mani tese di amici, come sguardi di sorelle. Tutti i rumori del bosco erano canzoni, i pigolii dei nidi erano tutte preghiere ed io pure cadendo in ginocchio pregai in mezzo alla natura in festa come dinanzi all'altare di Dio.

Consiglionne di quì partir veloce E così torsi a le miserie crude; Io pregai del mio re l'alma feroce, Ed ebbe il mio pregar nulla virtude; Chiude gli occhi al mio pianto, ed a mia voce Ognor l'orecchie inesorabil chiude, che sperar non so, che a i casi rei Altri 'l sappia involar, se tu non sei.