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LIMERNO. Molto è bello e artificioso, ma, per quello che me ne paia, oscuro e faticoso. FÚLICA. Deh, per lo amore de la passione di Cristo, non siate cosí ritrosi a la salute vostra! Lasciatimi finire, non mi sconciate dal bono e santo proposito, ch'io sono certo delettarannovi li miei ragionamenti.

O vecchio forsennato, che cosí inutilmente da gli soi primi verdi anni s'ha ricondutto fin a la impossibilitade di poter piú gioire di questi nostri piaceri! Oh come ha lunga barba il santo eremita! Oh come va savio, noverandosi li passi, questo santuzzo del tempo vecchio! TRIPERUNO. Tacéti, per Dio, ché, omai troppo vicino, potrebbevi sentire. FÚLICA. Dio vi salvi, amici miei.

LIMERNO. Le parole vostre mi sapiono di Carossa: baldamente che Merlino vi ha retenuto ne la catena sua! non gli è mancato una dramma, che questo asino da la bocca vostra non abbia parlato! FÚLICA. Anzi cosí chiaramente con queste mie orecchie io l'ho sentito ragionare, come ora facemo noi. LIMERNO. Con diavolo! ch'un asino ha parlato? TRIPERUNO. Lasciamolo finire, caro maestro.

E sotto specie di loro succedono le tre donne di tre etadi e di tre fogge di parentela , da le quali derivano li tre prolissi argomenti , ciascuno di loro in tre parti diviso . Noi siamo poi di tre nomi: MERLINO, LIMERNO, FÚLICA. Tre parole de titolo. Tre folenghe. Tre donne. Tre etadi. Tre fogge di parentado. Tre argomenti. Tre parti d'ogni argomento. Tre nomi.

FÚLICA. Causa non pur importante, ma importantissima, mi driccia a te, Limerno mio, acciò che con gli altri toi simili omai da questo mortal sonno vi svegliáti.

LIMERNO. Séguiti a sua posta. FÚLICA. Confortativi disse quella voce o boni uomini, e non abbiate paura, ma siate di forte animo! Per la qual cosa noi tutti sbigottiti, dattorno vòlti, guardavamo se alcuno vi fusse che noi, senza esserne avveduti, ascosamente ascoltasse.

CORONA. O smemorata me, ch'ora me lo ricordo! Ma dimmi: è di Teofilo? LIVIA. Non sai che solamente vi si fa menzione di Merlino, Limerno e Fúlica? CORONA. Troppo me lo ricordo! Ma che fusse di tuo fratello Camillo mi pensava. LIVIA. Tu non pensasti dritto: è di Teofilo.

La terza, per il contrario, tutta sassosa, rigida, secca, sterile ed arenosa, Perissa fu appellata, ne la quale un eremita detto Fúlica, senza ch'altrui lo invidiasse, abitava.

Nomine sub ficto «triperuni» cogimur idem: infans et iuvenis virque, sed unus inest. Giove, Nettuno, Pluto d'un Saturno ebber a sorte il ciel, il mar, l'inferno; fulmini, denti, teste in lor governo: tre trine insegne per tre cause fûrno. Tre fonti, oltra le tre del mio Liburno, nacquer d'un capo santo al sbalzo terno: cosí Merlino, Fúlica, Limerno si calcian d'un Teofil il coturno.

LIMERNO. Quel matto solenne di Fúlica veggio a noi venire. TRIPERUNO. È dunque passato di Perissa in Matotta? Soperstizia Vanitade. LIMERNO. Costui veramente, se non fallo, ha gittato in disparte le sportelle col breviario e vole de' nostri farse.