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Nella contrada di S. Erasmo, spopolata e silenziosa anche a di chiaro, non era indizio che abitasse anima viva, e solo ogni mezz'ora si sentiva rimbombare in quella quiete il martello dell'orologio dell'Annunziata.

Quei bugigattoli, quelle scalucce di legno dagli incerti gradini, quel buio, quegli uscioli, per cui solitamente si deve passare per giungere alla torre, mi piacciono in modo strano; e poi quelle funi che pendono giù, o sfilacciate, o giù conducendo l'unto dagli ordigni dell'orologio! E tic-toc-toc: dall'alto l'inesorabile tempo ci grava sul capo.

L'alzata d'ingegno dell'orologio e dell'appuntamento, gi

Sei ore.... sett'ore.... ott'ore.... i tocchi lenti dell'orologio della chiesa vibravano sonori nel silenzio della notte.... Svaligiavano la parrocchia.... imbacuccati ne' cappotti, una notte nera si facevano cheti cheti alla porta piccola.... aprivano con un grimaldello.... entravano.... Una lampada appesa davanti all'altar maggiore, rischiarava appena la navata principale.

A queste parole il duca di Bari, sapendogli male di lasciare l'amico in quell'inganno crudele, fu quasi tentato di metterlo in cognizione d'ogni cosa, ma ricordandosi della promessa fatta al Morone, e pensando che i consigli di costui non potevano essere in fallo, si tacque. In questa, i due giovani udirono scattare il martello dell'orologio della torretta che battè due tocchi.

Spaventato allora si allontanò, e a passo lento ricalcò la via che prima aveva battuta; passato presso una chiesa, vi si fermò a lungo, poi tornò a mettersi in via. Il suono profondo del martello dell'orologio di S. Pietro si fece sentire in quella; egli contò otto ore.... e si ricondusse al palazzo Aurelio.

Perdonami!.... Ti domando; perdono!... Che hai da dirmi?... Lalla tenne ancora il musino, per un momento, ma poi fissò Giacomo, sorrise, gli si avvicinò di nuovo e passando un braccio sotto quello di lui, colla testina bassa, gli disse pianino pianino, giocando con una mano colla catenella dell'orologio del Vharè: Mi confesso, non è vero?... ... ...

Vestiva il Duca un lungo robbone di saio nero foderato di seta, la grossa catena d'oro dell'orologio ne ornava la duplice bottoniera, e la barba bianchissima gli scendeva prolissa sul petto. Severo nell'aspetto, alteramente libero nel portamento, riciso parlatore, acuto nello sguardo e attento, il suo volto imponeva; una tal quale maest

Il tempo gli tornava lungo e pesante, maledisse gli indici dell'orologio che camminavano così lentamente; mandò un'esclamazione di gioja, quando vide alla fine una striscia bianca all'orizzonte annunziare la venuta del giorno. La faccia di Emilio, di color verzigno, corsa dalle righe sanguigne delle graffiature, era così contratta, che a Cesare fece quasi ribrezzo e poco meno che paura.

Lungo, alto, terribile fu il silenzio. Si udiva distinto lo schioppettio delle candele, che si consumavano ardendo: l'arena dell'orologio a polvere si faceva sentire rovesciare i granelli sopra i granelli: il rodere della tignuola i travi della sala feriva l'orecchio: silenzio di morte. Dunque sono vili i miei giudici? Questa voce improvvisa conturbò fin dentro le viscere quei pallidi venduti.