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Riuniti allora nel tinello, raccontavano del continuo istorie di morti, di maghi, di spiriti e d'ombre fino al punto che non ardivano più alzar gli occhi, tremavano tutti al più piccolo rumore, e ricusavano di andar soli in qualunque luogo della casa.

«Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus». VIRG. L'aureo, gioioso e mansueto aprile, ch'or sparger d'ombre i verdi campi veggio, piacciali eterno seggio qui prender nosco, ch'altri non succeda.

Questo udía pe'l giardin la vereconda Ebe, e un mar l'avvolgea d'ombre e di larve, Quando un fruscío sentì tra fronda e fronda, E un'Ombra vide, o di veder le parve; Stette, il respir contenne, e a la gioconda Luce de l'alba il Pellegrin le apparve; Mise ella un grido, e pallida divenne; Se non fuggì, fu Amor che la rattenne.

Solo, nella piccola chiesa piena d'ombre, gettato sui gradini dell'altare la faccia contro terra, egli imprecava e piangeva. Una mattina un uomo fidato gli portò una lettera della Curia. Ei l'aspettava in realt

Tanéta i' dico, , atra ninfa e cruda, che i tuoi Platoni e Socrati non scelse; anzi, quanto le teste son piú eccelse, lor spezza, e d'elli tu ne resti nuda! Mors omnium naturalium incommoditatum terribilissima homini est. Quanto a le dua stagioni a l'uomo infeste, non ti rispondo, perché giá la impresa ti diedi di ciò degna: far la spesa, contra lor, d'ombre, tetti, piume e veste.

E tu hai promesso di ritornare? Ho promesso. Fratello, gridò poi Bambina con voce disperata, ta avevi ragione. Io non sono più la Bambina di stamane, innanzi la confessione. Dalle letture, io aveva intravisto un mondo d'ombre laide o raggianti che s'incrociavano nel mio cervello come le rondini nel cielo del nostro giardino di Lauria.

Allora alla luce rapida del balenio, si vide nella spianata una fila d'ombre nere a cavallo.... Poi un gruppo confuso: uomini smontati, bestie, un uomo solo a cavallo. Ma anche questo dovette smontare, poichè poco dopo, a un altro baleno, si videro alcuni ricacciarsi fra' macigni tirandosi dietro le cavalcature, cinque venire verso la torre. Ehi....

Chiudo il libro dove Enrico Sienkiewicz ha dipinto un'epoca famosa dell'antica Roma con il largo pennello, con la violenza di luci e d'ombre che una distanza di tanti secoli richiedeva, e sento dolce nella memoria non tanto Licia la martire, l'amante cristiana scomparsa nelle ombre discrete di un idillio nuziale, quanto Evnica l'infedele, che per amore consente senza speranza di futuro premio alla morte il fiore degli anni suoi e della bellezza.

Traggomi drento, al fine, ove me 'ngombra notte ch'ancor piú m'ebbe ottenebrato, in luogo cui la terra intorno adombra. Ed io ne stetti non d'abisso al lato, ma in centro d'ombre grosse denso e folto, qual talpa preso in gli occhi e smemorato. Cosí piú mesi in quella tomba involto, io, pronto spirto ne la carne inferma, stetti non pur prigione, ma sepolto, fin che, o Natura, l'opra tua fu ferma.

Mi rivoltavo per tornar dentro quando un grido, all'improvviso, ruppe il profondo silenzio, e seguirono al grido un rumore confuso, un tramestio, laggiù, presso alla baracca, e subito un va e vieni di lumi e d'ombre.