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Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: color gia` tristi, e questi con sospetti! Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura d'i tuoi gentili, e cura lor magagne; e vedrai Santafior com'e` oscura! Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e di` e notte chiama: <<Cesare mio, perche' non m'accompagne?>>.

<<La parte in me che vede e pate il sole ne l'aguglie mortali>>, incominciommi, <<or fisamente riguardar si vole, perche' d'i fuochi ond'io figura fommi, quelli onde l'occhio in testa mi scintilla, e' di tutti lor gradi son li sommi.

Ell'e` d'i suoi belli occhi veder vaga com'io de l'addornarmi con le mani; lei lo vedere, e me l'ovrare appaga>>. E gia` per li splendori antelucani, che tanto a' pellegrin surgon piu` grati, quanto, tornando, albergan men lontani, le tenebre fuggian da tutti lati, e 'l sonno mio con esse; ond'io leva'mi, veggendo i gran maestri gia` levati.

E vidi scendere altre luci dove era il colmo de l'emme, e li` quetarsi cantando, credo, il ben ch'a se' le move. Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi surgono innumerabili faville, onde li stolti sogliono agurarsi, resurger parver quindi piu` di mille luci e salir, qual assai e qual poco, si` come 'l sol che l'accende sortille;

La carne d'i mortali e` tanto blanda, che giu` non basta buon cominciamento dal nascer de la quercia al far la ghianda. Pier comincio` sanz'oro e sanz'argento, e io con orazione e con digiuno, e Francesco umilmente il suo convento; e se guardi 'l principio di ciascuno, poscia riguardi la` dov'e` trascorso, tu vederai del bianco fatto bruno.

<<Qui sarai tu poco tempo silvano; e sarai meco sanza fine cive di quella Roma onde Cristo e` romano. Pero`, in pro del mondo che mal vive, al carro tieni or li occhi, e quel che vedi, ritornato di la`, fa che tu scrive>>. Cosi` Beatrice; e io, che tutto ai piedi d'i suoi comandamenti era divoto, la mente e li occhi ov'ella volle diedi.

Noi ci appressammo a quelle fiere isnelle: Chiron prese uno strale, e con la cocca fece la barba in dietro a le mascelle. Quando s'ebbe scoperta la gran bocca, disse a' compagni: <<Siete voi accorti che quel di retro move cio` ch'el tocca? Cosi` non soglion far li pie` d'i morti>>. E 'l mio buon duca, che gia` li er'al petto, dove le due nature son consorti,

accio` che l'uom piu` oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia, da l'altra gia` m'avea lasciata Setta. "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi ch'e` del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente.

Comincia il XV Capitolo Ora cien porta l'un d'i duri margini E 'l fumo de' ruscel di sopra aduggia Sicchè dal fuoco salva l'acqua e gli argini

Ne' giugneriesi, numerando, al venti si` tosto, come de li angeli parte turbo` il suggetto d'i vostri alementi. L'altra rimase, e comincio` quest'arte che tu discerni, con tanto diletto, che mai da circuir non si diparte. Principio del cader fu il maladetto superbir di colui che tu vedesti da tutti i pesi del mondo costretto.