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Nello sboccare dalla viottola della valle, non s'accorse d'una testa livida, che s'affacciò appena di sopra a un muro d'un casolare diroccato, poco discosto. Il su Cicco, armato sino a' denti, aspettava Bellomo alla posta. Carluccio entrò nella stalla, appese la cavezza a un cavicchio, poi s'avviò su per la montagna.

Oh, oh!... guarda compare Carluccio, esclamò un di loro, e gli altri si voltarono lentamente. Quello ne ha del fegato! E si ricambiarono uno sguardo d'intelligenza. Carluccio, chiuso nel suo scappolaro che non lasciava veder altro che gli stivaloni di vacchetta, la punta del naso, e il lampo de' suoi occhi grigi, s'avanzava mogio mogio, come se non fosse fatto suo.

Balzò in piedi, e corse a rannicchiarsi contro il muro, come un bambino il quale abbia paura. Mugolava. Il su Carluccio digrignava i denti come una bestia feroce; aveva gli occhi iniettati: fissò un momento la sorella, poi le saltò alla gola.

Ma Carluccio fa ancora il soldato? -Lo fa sino a Natale: poi, torna. Mi ha scritto la lettera. Ciccillo non ha fatto il soldato? No: il governo non lo piglia, è figlio unico di madre vedova. Quando vi sposate? Ci vogliono i soldi, disse Vicenzella, con una malinconia profonda. Non li fai, tu? Li fo, li fo.... Ebbene? E poi se ne vanno. Non ci è che fare. O che brutta sorte!

Accennò con gli occhi che voleva parlare, e quando il fratello allentò la stretta, Peppe Sala, disse come in un rantolo, e s'abbandonò contro la parete. Carluccio quella notte non dormì; stette supino nel letto, a occhi aperti, meditando. Egli non sentiva nemmeno un lamento che di tratto in tratto veniva dalla carboniera, dove avevano chiuso la povera Rosa.

Che cosa dite!... gridò il giovine fattosi pallido come un morto. Or ora me l'ha confessato lei stessa. Nelle pupille del su Carluccio avvampò una fiamma giallognola. .... E non l'avete scannata? No.... prima bisognava sapere il nome dell'uomo che mi fece questo sfregio. E.... ve lo disse? domandò il giovane afferrando il braccio del padre.

Niente, rispose lui secco secco. Poi dopo un momento di silenzio soggiunse avviandosi: Sali devo parlarti. Ma che diamine è stato insomma! Sali: te lo dirò sopra. E l'uno avanti, l'altro dietro con il lume in mano, vennero nella camera dove dormivano. il padre si messe davante al figlio, gli piantò gli occhi in faccia, e gli disse bruscamente: Carluccio, tua sorella è gravida!

Intanto s'ostinava a restare in cima al ciglio d'un ripido pendio erboso, che andava a finire all'orlo d'una rupe. Su Carluccio, ve ne prego, impastoiatela nella montagna quella benedetta cavalla.... anco or ora ho dovuto cacciarla dal seminato. Sulla legge d'onore, compare Peppe, stamattina mio padre l'ha impastoiata nella valle del Lupo!

Ma era proprio dentro al seminato quella rozza rognosa? domandò nel tono più naturale che potè. Certo. Laggiù, guardate, poco più sotto dalla no.... Ma la parola morì in urlo disperato. Carluccio, profittando del momento ch'egli si voltava accennando con il dito, gli aveva dato una fortissima spinta.

Vedete, mi farete perdere il pane, su Carluccio.... Dio non voglia, compare Peppe, piuttosto la sera la metteremo dentro.... Grazie.... Non c'è di che.