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Passarono alcuni giorni nell'incertezza. Lodovico aveva potuto sapere solamente che c'era un prigioniero nel luogo indicato da Emilia, un Francese, stato preso in una scaramuccia. Nell'intervallo, Emilia sfuggì alle persecuzioni di Verrezzi e Bertolini, confinandosi nella sua camera. Talvolta passeggiava la sera nel corridoio.

Montoni tacque, ed i suoi ospiti, guardandosi reciprocamente, si chiesero chi avesse parlato, e s'avvidero che tutti si facevano la stessa domanda. «Siamo ascoltatidisse Montoni; «ne parleremo un'altra volta: beviamo.» I convitati guardarono per tutta la sala. «Siamo solidisse Verrezzi, «fateci la grazia di continuare. Non udiste qualcosasclamò Montoni. Parmi di rispose Bertolini.

Teneva ancora lo sguardo fisso su Anne-Marie. Chi è? mormorò scotendo la grigia testa tremula. Chi abbiamo qui? Che sia Paganini!... Se fosse Mozart? Spero che sia Mozart. Si volse all'assistente che dalla fine della Romanza era rimasto immobile al pianoforte, coi gomiti sulla tastiera e la faccia tra le mani: Bertolini! Che ne dici tu? Chi è davanti a noi in questo involucro?

Bertolini venne l'indomani a domandare se poteva studiare un po' con «la piccola Wunder»; e i due rifecero insieme la romanza in fa, e poi la Romanza in sol.

Carlo aprì alfine la porta: Emilia lo pregò di mandar subito Annetta con un lume nella galleria grande dove andava ad aspettarla, e, salita la scala, sedette sull'ultimo gradino. Il buio della galleria la dissuase dall'entrarvi. Mentre stava attenta per sentire se venisse Annetta, sentì Montoni ed i suoi compagni, che, parlando tumultuosamente con gente ebbra, si dirigevano a passi barcollanti verso la scala. Obliando la paura, entrò colle braccia avanti nella galleria, sempre attenta alle voci che udiva dabbasso, e tra le quali distinse quelle di Bertolini e Verrezzi. Dalle poche parole che potè intendere, capì che si parlava di lei: ciascuno reclamava qualche antica promessa di Montoni. Dopo aver alcun poco altercato, sentì venir su gente, e si slanciò nella galleria colla rapidit

Tutti tacevano, e Montoni cambiò di colore. «Questa non è un'illusionedisse finalmente Cavignì. Nodisse Bertolini; «l'ho intesa anch'io. Questo diventa straordinariosoggiunse Montoni, alzandosi precipitosamente. Tutti i convitati si alzarono in disordine: furono chiamati i servi, si fecero ricerche, ma non fu trovato nessuno. La sorpresa e la costernazione crebbero.

Passò una settimana prima che Lodovico potesse rientrare nella prigione. Nell'intervallo, comunicò ad Emilia rapporti spaventosi di quanto accadeva nel castello: il di lei nome era spesso pronunziato ne' discorsi di Bertolini e Verrezzi, e diveniva sempre soggetto di alterchi. Montoni aveva perduto al giuoco somme enormi con Verrezzi, e c'era tutta la probabilit

Io non so, disse Bertolini, commosso. Io sono muto. Ringrazia il cielo che non sei sordo, disse il Professore, e che ti è stato concesso di udire questa meraviglia. Poi il Professore cercò vagamente il cappello, e, trovatolo, prese commiato perchè aveva molto da fare.

Allorchè ebbe ricuperato l'uso de' sensi la rimembranza di ciò che aveva veduto la fece quasi mancare una seconda volta, ed ebbe appena la forza di uscir da quel luogo e di tornare nella sua camera. Quando vi fu rientrata, non ebbe coraggio di restarvi sola. L'orrore la dominava intieramente, e quando fu un poco riavuta, non seppe decidersi se dovesse informare la signora Montoni di ciò che aveva visto; ma il timore di esser nuovamente derisa, la determinò a tacere. Sedette alla finestra per riprender coraggio. Montoni e Verrezzi passarono di a poco; essi parlavano e ridevano, e la loro voce la rianimò alquanto. Bertolini e Cavignì li raggiunsero sul terrazzo. Emilia, supponendo allora che la signora Montoni fosse sola, uscì per recarsi da lei. Sua zia stava abbigliandosi pel pranzo. Il pallore e la costernazione della nipote la sorpresero assai, ma la fanciulla ebbe forza bastante per tacere, sebbene il labbro ad ogni momento fosse in procinto di tradirla. Restò nell'appartamento della zia fino all'ora del pranzo; essa vi trovò i forestieri, i quali avevano un aria insolita di preoccupazione, e parevano distratti da interessi troppo importanti, per fare attenzione a Emilia od alla zia: parlarono poco, e Montoni anche meno: Emilia fremè nel vederlo. L'orrore di quella camera le stava sempre innanzi, e cambiò colore temendo di non poter contenere l'emozione; ma potè vincere medesima, interessandosi ai discorsi ed affettando un'ilarit

Quai motivi s'ebbero per supporre che si fosse uccisadisse Bertolini. , quai motividisse Verrezzi. Montoni gli lanciò un'occhiata sdegnosa. «Perdonate, signoresoggiunse l'altro; «non pensava che la signora fosse vostra parente, quando ne parlai con tanta leggerezzaMontoni, ricevendo questa scusa, continuò: «Vi spiegherò tosto il tutto: ascoltate. Ascoltateripetè una voce.