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Cavignì girò un momento la testa, e disse con voce studiata: «A chi si possono dunque allora far complimenti, signora? Perchè sarebbe assurdo di rivolgersi ad una donna, il cui gusto è gi

Montoni le raggiunse di a poco, e balbettò qualche parola sul dispiacere d'essere stato tanto tempo occupato altrove. La zia ricevè questa scusa coll'aria dispettosa d'una bambina, ed affettò di parlar soltanto a Cavignì, il quale, guardando Montoni ironicamente, parea volergli dire: «Io non abuserò del mio trionfo, e sosterrò la mia gloria con tutta umilt

Cavignì propose di andare ad uniformarsi se vi fosse nelle vicinanze qualche abituro, prima di levarlo di l

Emilia era stata assorta durante la massima parte del discorso, e fu così preservata dal dispiacere di udirlo; fu sorpresissima dunque nel sentire le lodi delle quali sua zia colmava Valancourt, ed ignorava ancora ch'egli fosse nipote della Clairval; epperò vide senza rammarico la zia, più imbarazzata di quello che volesse parere, cercar di ritirarsi subito dopo la cena. Montoni venne allora a darle la mano per condurla alla carrozza, e Cavignì, con ironica gravit

Il signor Cavignì, suo amico, non mostrava più di trent'anni. Era ad esso inferiore di nascita, ma non in penetrazione, e lo superava nel talento d'insinuarsi. Emilia fu piccata del modo con cui la Cheron parlò a suo padre. «Fratello miogli diss'ella, «mi spiace di vedervi di così cattiva ciera; dovreste consultare qualche medicoSant'Aubert le rispose, con malinconico sorriso, che presso a poco stava come al solito; ed i timori di Emilia le fecero trovare il padre cambiato assai più che realmente nol fosse. Se Emilia fosse stata meno oppressa, si sarebbe divertita, la diversit

Entrando nel Milanese, lasciarono il loro cappello alla francese pel berretto italiano scarlatto, ricamato in oro. Emilia fu sorpresa nel vedere Montoni aggiungervi il pennacchio militare, e Cavignì contentarsi delle piume che vi si portavano di solito.

Il brio di Cavignì parea al contrario scemato: guardava Verrezzi, cui aveva stentato molto a contenere fin allora, e che voleva sempre manifestare a Montoni gli ultimi insulti del conte.

Se, per meritare l'epiteto d'impertinente, basta ammirare madamigella Emiliasoggiunse Cavignì, «temo che ve ne siano molti, ed io m'inscrivo nella lista. Oh! signoredisse la Cheron con sorriso forzato, «mi accorgo che imparaste l'arte dei complimenti dopo il vostro soggiorno in Francia; ma non bisogna adulare le fanciulle, perchè esse prendono l'adulazione per verit

La signora Montoni godeva di trovarsi alfine in una strada piana: raccontò lungamente tutti i timori provati, obliando senza dubbio che ne faceva la descrizione ai compagni dei suoi pericoli; ed aggiunse che sperava presto perder di vista quelle orribili montagne. «Per tutto l'oro del mondodiss'ella, «non farei un'altra volta l'istesso viaggioSi lamentò di stanchezza, e si ritirò di buon'ora. Emilia fece altrettanto, ed intese da Annetta, la cameriera di sua zia, che Cavignì non erasi ingannato a proposito del suonatore di violino. Era colui il figlio di un contadino abitante nella valle vicina, che andava a passare il carnevale a Venezia, e ch'era creduto molto amabile. «Quanto a medisse Annetta, «preferirei vivere in queste boscaglie, e su queste belle colline, che andare in una citt

Essa lo intese, ed arrossì per la zia; ma la Cheron rispose: «Voi avete perfettamente ragione, signore; una donna di gusto non può, deve soffrire un complimento. Ho inteso dire al signor Montonisoggiunse Cavignì, «che una donna sola ne meritava. Da veroesclamò la Cheron con un sorriso pieno di fiducia; «e chi sar