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Signora mia, il debitore si scorda facilmente la cifra de' suoi debiti, ma al creditore la cifra resta sempre impressa nella memoria. Ma, perdonate, non mi prestaste voi diecimila scudi?

Perdonate, messere, ripigliò egli, è impossibile. Vi sarete ingannato; dovete esservi ingannato. Io richiamare quel Giuda? Ma se ciò fosse, ci sarebbe stato un perchè, ed io sarei venuto con qualche cosa al fianco, soggiunse Spinello, tastandosi con moto convulso alla cintola, egli sarebbe più qui, ritto e sano davanti a me. Guardatelo, messer Dardano; quello è il più malvagio degli uomini.

È impossibilesclamò Emilia; «ma perdonatemi, signore, non so quel che mi dico; perdonate al mio dolore: io credo, e debbo credere che foste male informato: il cavaliere ha senza dubbio nemici che hanno esagerato questi rapporti. Vorrei crederlo, ma nol posso; mi son deciso a parlarvene soltanto per l'interesse che prendo alla vostra felicit

Perdonate! interruppe Gino. Quali difficolt

Albertina chinò la fronte, in atto di rassegnazione sublime. Poi dolcemente, quasi umilmente, gli disse: Il vostro dolore è legittimo, è sacro. Ma pensate, signor conte, che un angelo è salito in cielo a pregare per voi. Il conte Ettore fu atterrato da quella calma risposta; ed anche si pentì d'aver parlato con tanta durezza. Perdonate; le disse. Voi che credete, siete angeli in terra.

Perdonate questo sfogo di malumore al padre Anacleto. Egli aveva veduto il padre Agapito piantarsi davanti al serafino, e rimaner l

Sebbene il conte se l'attendesse, tuttavia non potè dissimulare un fremito nel trovarsi vicino a quella donna, il cui eroismo umiliava il suo orgoglio, lo schiacciava. Perdonate, se disturbo, balbettò. Che cosa volete? È il conte Patta, mamma replicò con freddezza Maria che desidera parlarmi. Gli aveva offerta una sedia ed ella rimaneva dritta, presso la poltrona dove si trovava Annetta.

Carbonera la baciò, e stringendola con riverente entusiasmo pronunziò con voce commossa: Grazie infinite, signorina... non merito punto le vostre cortesie... perdonate la mia ruvidezza. Azzo, Azzo! gridò con ilare dimestichezza Arrigo, non farmi il piagnone... suvvia... abbracciami Emma... Che? Lo voglio. Lo vuoi?... ben di cuore!

Perdonate, o giovani autori, perdonate alla mia ipocrisia!

Poi chiese a Lucia, che attendeva con Teresa a far cuocere la minestra: Il piccino? È nella sua culla che dorme, rispose la moglie. E la minestra è cotta? Manca poco; aspetta. Oh don Omobono! riprese Monti, salutando il prete di vettura. Perdonate; non vi aveva veduto. E tu non parli quest'oggi, Teresa? Che cos'è? Ve ne state tutti ingrugnati? cosa è avvenuto? che cosa c'è di nuovo?