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DON IGNAZIO. Mandiamo a vedere. DON FLAMINIO. Panimbolo, va' a casa del conte. DON IGNAZIO. Vien qua, Avanzino, va' a casa del conte e vedi se il conte de Tricarico è in casa. DON FLAMINIO. Essendovi, andrò ad avisarlo io prima, verrò a trovarvi e vi andaremo insieme. DON IGNAZIO. Noi dove ci trovaremo? DON FLAMINIO. In casa. DON IGNAZIO. Andate, orsú.

DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO viceré della provincia. Il luogo dove si rappresenta la favola è Salerno. DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.

SIMBOLO. Chi arebbe potuto imaginar tanta ignoranza d'uomo a far di sua testa quel che non gli era stato ordinato? DON IGNAZIO. Fa' che mai tu comparischi ove io mi sia; se non, che farò pentirtene. AVANZINO. Questi sono i premi d'aver dieci anni fidelmente servito: esser cacciato di casa. SIMBOLO. Taci e non parlar piú in collera. Ecco vostro fratello.

DON IGNAZIO. Talché noi abbiamo gentilmente burlato il fratello, il quale si pensava burlar me. SIMBOLO. Se non era il mio consiglio, ti saresti trovato in un gran garbuglio. AVANZINO. Padrone, datemi la mancia, ché me l'ho guadagnata davero. DON IGNAZIO. E di che cosa? AVANZINO. Non la dico, se prima non me la prometteti. DON IGNAZIO. Ti prometto quanto saprai tu dimandarmi.

AVANZINO.... Come vostro fratello avea concluso il matrimonio per questa sera; e che voi non potevate aspettar fin alla sera, che volevate passar i capitoli allora allora e venire a casa.... DON IGNAZIO. Il conte che disse? AVANZINO.... Se ne rallegrò molto; e cavalcato se n'andò alla via di Palazzo a vostro zio, e credo che adesso adesso será spedito il negozio.

DON IGNAZIO. Non so perché non ti spezzi la testa in mille parti, come m'hai rovinato dal fondo e spezzatomi il cuore in mille parti! AVANZINO. Queste sono le grazie che mi rendete del piacer che vi ho fatto? DON IGNAZIO. Un simile piacere sia fatto a te dal boia, gaglioffo! SIMBOLO. Padrone, non bisogna irarvi contro costui. DON IGNAZIO. Egli m'ha rovinato della vita e scompigliato il negozio.

DON IGNAZIO. Chi t'ha ordinato che gli facessi quell'ambasciata? AVANZINO. S'io vedeva che voi vi attristavate per quell'indugio, io per levarvi da quella tristezza ho pregato il conte da vostra parte ch'avesse differito l'andare a Tricarico per quel giorno. DON IGNAZIO. Ah traditore, assassino! AVANZINO. In che vi ho offeso io?

AVANZINO. Quando voi mi mandaste a casa del conte per veder se vi fusse, non so che mi fe' far la via della porta della cittá che va a Tricarico.... DON IGNAZIO. E ben? AVANZINO.... Trovai il conte il quale, perché se gli era sferrato il cavallo di tre piedi, s'era fermato a farlo ferrare, e li feci l'ambasciata da vostra parte.... DON IGNAZIO. E che ambasciata?