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Ella avea voluto che Appiani ne fosse l'emulo; e Appiani obbedí. L'alacritá con cui egli si diede agli studi piú profondi dell'arte, l'amore infinito, ardentissimo del bello a cui educò la propria anima, il sentimento della delicatezza ch'egli si procacciò col culto delle maniere piú gentili, svilupparono ed accrebbero i doni della natura. I tempi favorivano l'ingegno.

Ben è vero che di molte speranze abbonda la patria; ma avremo noi un altro Appiani? Ogni lusinga futura non basta a scemare l'amarezza del presente dolore. Troppo abbiamo perduto, troppo! E per poter qui sostituire lunghe parole alle lagrime, bisognerebbe non essere italiani, non sentire profondamente la nostra sventura.

Dunque l'Italia è bagascia, vecchia, bevona, oziosa, senza occhi, senza bontá, corrotta e fetente. |Nei funerali del pittore Andrea Appiani celebrati nella chiesa della Passione il giorno 10 di novembre 1817| Questo cadavere intorno a cui ci raduna l'onor nazionale e l'entusiasmo dell'ammirazione, questo cadavere era Andrea Appiani pittore.

Ed Appiani può dirsi per eccellenza il pittore del secolo. Ogni lode verrebbe meno a voler dire delle maravigliose opere di lui. Ma questo pianto che accompagna la sepoltura dell'uomo grande, questo pianto che fa onore a chi lo versa, chi sa quando avrá fine? chi sa quando vedremo sorgere un artista a riparare il danno che la morte fece ora alla pittura?

È una gaia collezione di SCRITTI UMORISTICI non ancora apparsi in volume; uno dei pochissimi libri fatti col proposito di divertire e che divertono. Prezzo del volume L. 2. Dirigere commissioni e vaglia alla Tipografia Editirice Lombarda, Milano, Via Andrea Appiani, 10.

Segreteria di Stato in Milano: STRIGELLI Antonio, Consigliere Segretario di Stato NARDUCCI Giampietro, APPIANI Giuseppe, GERMANI Giuseppe, capi di divisione. Ministero della giustizia: LUOSI, predetto, Ministro BIELLA Felice, segretario generale LUOSI Luigi, STOPPANI Pietro, ALBERTI Francesco, PRANDINA Gaetano, capi di divisione.

Il conte Confalonieri fu il primo a scagliarsi contro il ritratto di Napoleone dipinto dal celebre Appiani, che con l'ombrello ruppe e gittò dalle finestre, dalle quali egli il primo cominciò a gettare le suppellettili della sala. Il suo nobile esempio fu avidamente eseguito dalla plebe.