United States or Austria ? Vote for the TOP Country of the Week !


I.° [I[Gazzetta doppia]I]. = È delle tre la più rara, mancando essa alla raccolta Correr, avendone io mai veduto altro esemplare da quello in fuori della Marciana, quantunque esistesse anche nella collezione Gradenigo descritta dal suo possessore nel secondo volume dello Zanetti, dove però il Gradenigo ci assicura non averne lui vedute di simili nei lunghi anni che fu sulla flotta (p. 197-198, n. 218). Il diametro n'è m. 0,028, il peso del pezzo da me esaminato è di soli k. 28. 3, mentre dovrebb'essere di k. 39. 51/235, incolpandosi di tal divario il cattivo stato di conservazione dell'esemplare. Il biglione che ne costituisce la materia ha di fino k. 54 per marca, è cioè a peggio 1098, equivalente al titolo 0,046875. Perciò il metallo è il medesimo che quello allora impiegato a battere i [I[soldoni]I] da 12 bagattini, il cui peso dovrebbe stare esattamente alla nostra moneta come 1 a 4. Il diritto offre una donna coronata, seduta di prospetto, avente nella destra il corno ducale, lo scettro nella manca; il leone di S. Marco le giace accosciato presso il piede sinistro, e un cerchio di perline le gira intorno, lasciando spazio alla iscrizione . FRANC . MOLINO . D . V . ([I[Dux Venetiarum]I]); e nell'esergo le sigle . Z . A . S . indicano il nome di Zuanne Alvise Salamon che fu massaro all'argento negli anni 1650 e 1651, sigle che ricorrono altresì nella [I[osella]I] dell'anno settimo del Molin, e provano come siasi seguitato più anni a battere quelle monete, la cui rarit

³⁶⁵ Palmieri de Miccichè, op. e loc. cit. ³⁶⁶ Meli, Poesie, p. 103. Leggiadre le signore di Calascibetta, di Villarosata, di Castelforte e molte altre minori. ³⁶⁷ Hager, Gemälde, pp. 57 e segg. e 235.

cantava il canonico Petrarca che ci stava di casa . Epis. I. c. 5. v. 13. Apocalisse storicamente interpretata da V. da Padula di Acri, Napoli 1861, p. 235. Sonetti sopra varii argomenti. Son.

Il concilio Niceno nel 325 aveva adottato, pel calcolo della Pasqua, il calendario di Giulio Cesare, che suppone l'anno di giorni 365 ed ore 6 appunto, e che 19 anni solari equivalgano a 235 lunazioni; ondechè aveva ordinato che l'equinozio di primavera cadesse al 21 di marzo.