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Aggiornato: 2 giugno 2025
Santa Maria! anche a questo era riserbata la Regina Elena?... Ah! le mie ambasce si fanno maggiori della mia pazienza.» Così dicendo lasciava di sostenere la figlia, e, lacrimando disperatamente, cadeva. «Gismonda!» disse allora Yole a questa damigella, che sola era rimasta a sorreggerla, «perchè mi ha lasciato mia madre? Le sono forse divenute troppo gravoso incarico le membra di sua figlia?
Rogiero, considerando che dalla insistenza male gliene sarebbe potuto derivare, seguiva il consiglio del Maestro, il quale ordinò alla sua gente che per alcuno spazio si allontanassero. Così andarono forse cento passi, allorchè la mente di Yole, ripensando ai tanti casi avvenuti in breve ora, nè potendone sostenere la intensit
«Gismonda!» riprese Yole, fattasi pel volto e pel seno tutta vermiglia, «si danno arcani che l'amico non può dire all'amico; che ricercarli in ogni nome è indiscretezza e crudelt
A lei domandava di Yole; e vedutala mesta, volle saperne la causa, e conosciutala confortò la gentile damigella. Quindi unite si mossero a ricercare Yole.
Anche quando la religione non ce lo avesse insegnato, la mente nostra lo terrebbe per la dimora di Dio. Oh! piacesse a lui chiamarmi presto alla sua pace!» «Nobile Yole, il Signore è sapiente in ogni opera sua; egli solo conosce il bene e il male; noi dobbiamo aspettare adorando i decreti della sua giustizia.»
Yole, poichè lungamente stette pensosa, si scosse a un tratto, corse, si recò in braccio Gismonda, e con amore materno la confortava, o col suo proprio lino le sue lagrime asciugava: quindi con piacevole voce riprese: «Oh! non piangere, Gismonda, non piangere. Malaugurata colei che sforza al pianto la faccia della bellezza! Santa Vergine! la mia miseria soverchia l'anima mia, e mi conviene trasfonderla in altrui. Madre degli afflitti! gi
Yole la sogguardò, e soggiunse: «Ella è così.... l'uomo s'offende al detto di quello che deve praticare col fatto. Un senso arcano e generoso, cui non sappiamo da qual parte ci venga, ne ammaestra che partecipare lo infortunio con l'amico è bene, ma la natura nol consente, chè non ne ha conformati in guisa, che il nostro più fiero nemico sia il patimento, e più possano in noi gli strazii dell'angoscia, che non le lusinghe dell'amore.... Ella è così; nè io voglio accusartene, o mia dolce Gismonda; il fallo proviene da più alta cosa che non sei tu. Chi è che osi contrastare al grido della natura? Noi non siamo da tanto, nè io vorrei da te più di quello che puoi darmi. Gismonda, mia cara Gismonda! se alcuna cosa ti ho mai fatto di grato; se la mia memoria sar
Qualunque fosse la passione che in quel punto agitava Yole, non valse però a vincere in quell'animo gentile la cortesia per la quale andava famosa su tutte le damigelle d'Italia; quindi è che non anche toccava la soglia della stanza, che volse la faccia, e parlò: «Dov'è Gismonda?»
«Ed io forse te lo comando? No, Yole, no; il cielo ci ha destinati di fine immatura alla fossa.... io abborro le vanit
Lo vide Yole, e mesta sorrise: poi premendo leggermente il braccio a Gismonda: «Accetto l'augurio» le disse «che mi viene dalla eletta del cuore.» E tolto il velo se lo avvolge alla persona, e s'incammina ai giardini reali. Gismonda, sollevati gli occhi, si accorge dell'errore, prorompe in un grido sommesso, e segue la sua donna asciugandosi col dosso delle mani le pupille lacrimose.
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