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Aggiornato: 9 giugno 2025


Ed elli a me: «L’amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perché più aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora». « creator creatura mai», cominciò el, «figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo; e tu ’l sai.

Se i pie` si stanno, non stea tuo sermone>>. Ed elli a me: <<L'amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perche' piu` aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora>>. <<Ne' creator ne' creatura mai>>, comincio` el, <<figliuol, fu sanza amore, o naturale o d'animo; e tu 'l sai.

Ed elli a me: «L’amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perché più aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora». « creator creatura mai», cominciò el, «figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo; e tu ’l sai.

DON FLAMINIO. Ecco il veggiamo a punto. Leccardo, hai appontato con la fantesca? LECCARDO. No. DON FLAMINIO. Perché? LECCARDO. L'aco era spuntato e avea la testa rotta. DON FLAMINIO. Hai scherzato a bastanza: non piú scherzi. LECCARDO. Non abbiamo fatto cosa veruna. DON FLAMINIO. Fortuna traditora, se tu volgi le spalle una volta, non volgi piú la faccia.

Trema la turba, e come avesse al dorso De l'incalzante eroe l'ira e la spada, Urla fuggendo, e l'ali impenna al corso, E l'uno, avvien, che a l'altro inciampi e cada. Frenate, o prodi, a la paura il mòrso; Volgi la faccia, o terribil masnada; O Erostrati, o tribuni, o genti indôme, Non è un uom, che v'insegue, è solo un nome!

«Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi», era la sua canzone, «al tuo fedele che, per vederti, ha mossi passi tanti! Per grazia fa noi grazia che disvele a lui la bocca tua, che discerna la seconda bellezza che tu cele». O isplendor di viva luce etterna, chi palido si fece sotto l’ombra di Parnaso, o bevve in sua cisterna,

Com'ella vide che vani tornavano e preci e pianti, di nuovo il pregava: Deh almeno, mio Anselmo, giacchè pur corri alla battaglia, fuggi, ah fuggi l'incontro di mio padre. Volgi per piet

E che sia il vero, di subito ch'io giungo in su la porta, te ne dará segnale; e tu allor volgi a dietro. Sei contento? FILOCRATE. Son sforzato esser contento, poi che cosí, in questo contento, chi potria me sovr'ogni altro far felice e contento? FRONESIA. Vien pian piano. FILOCRATE. E che sará venuto ora di nuovo, sfortunato Filocrate, oltre a tante giá passate disgrazie?

Se i pie` si stanno, non stea tuo sermone>>. Ed elli a me: <<L'amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perche' piu` aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora>>. <<Ne' creator ne' creatura mai>>, comincio` el, <<figliuol, fu sanza amore, o naturale o d'animo; e tu 'l sai.

ed el mi disse: <<Volgi li occhi in giue: buon ti sara`, per tranquillar la via, veder lo letto de le piante tue>>. Come, perche' di lor memoria sia, sovra i sepolti le tombe terragne portan segnato quel ch'elli eran pria, onde li` molte volte si ripiagne per la puntura de la rimembranza, che solo a' pii da` de le calcagne;

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