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Aggiornato: 17 luglio 2025
ESSANDRO. Oimè, eccoli! quel primo è Granchio suo servo, quel vecchio deve essere Narticoforo. PANURGO. Morfeo, entra con Essandro e vèstiti da femina, attendi a quel che si dice e aiuta al bisogno. MORFEO. L'odor delle vivande ha tratto costui cosí presto; ma tu non n'assaggierai. NARTICOFORO maestro di scola, GRANCHIO.
Queste erano le sole cure che le occupassero la mente e il cuore, e se stretta non l'avesse amore del vecchio padre, ella giammai non si sarebbe prestata a preparare le vivande, a richiamare l'ora di quiete, chè interamente avea perduti e il cibo e il riposo.
Cordialmente ospitali, cedettero il loro posto e vollero amministrarci le vivande eglino stessi. Bove bollito e fumante, castagne e vino per noi, e generosa misura di avena pei cavalli.
La sala, lindissima, era rischiarata da parecchi finestroni aperti, sporgenti sul giardino, da cui penetravano, nel tempo stesso, il sole a grandi ondate, la brezza, il cinguettare degli uccelli che folleggiavano negli olmi, ed il profumo dei fiori delle aiuole, misto all'odore delle vivande. Delle tavole, senza mensale, coperte di tela verniciata, correvano da un capo all'altro della sala.
Allora il Mastro delle cerimonie recava le vivande in amplissimi piatti dipinti; i vapori salivano come una nebbia disperdendosi nel fogliame; i vasi del vino, dalle anse bene usate, passavano d’uomo in uomo; le braccia allungandosi e intrecciandosi su la mensa, tra i pani cosparsi d’anice e i formaggi più tondi che il disco della luna, prendevano aranci, mandorle, olive; li odori delle spezie si mescevano ai freschi effluvi vegetali; e di qua, di l
E poi che è bene foderato egli e ha le buone vivande, di lui non pensa, né con lui si vuole ritrovare a la povera mensa del refectorio. El suo dilecto è di potere stare dove egli si possa empire di carne e saziare la gola sua.
Il pranzo lo fecero venire dalla trattoria; ma la Betta incaricata di tener calde le vivande, le servì in parte fredde, e in parte abbruciate. Cercarono di giustificarla alla meno peggio, ma Silvio soffriva in silenzio per amore dell’arte che aveva cominciato a coltivare, e non poteva a meno di lamentarsi.
«Come il cuoco che ammannisce le varie vivande pei suoi avventori, il giornalista apparecchia ogni mattina la politica, la letteratura, la critica, le notizie cittadine, e il bollettino della borsa per uso e consumo de’ suoi lettori, molti dei quali attendono con impazienza il giornale, per sapere che cosa devono pensare in quel giorno.
Le vivande non furono molte, nè ricercate; una grù arrostita fino dalla mattina bastò a saziare ambedue. Se ad alcuno dei nostri lettori non piacesse il cibo, incolpi i tempi dei quali trattiamo.
Le risposte sfolgoranti di Cattaneo gli accendevano le guance e le orecchie, che parevano scarlatte per morbillo. Dio gli usi misericordia degli svarioni che gli piovvero dai denti! Cattaneo ripartì, e noi sedemmo a cerchio ad un solenne fiasco di vino del Vesuvio, ad alcuni capponi arrostiti, ad un pasticcio freddo, inusitate vivande onde ci fu liberale il Medici.
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