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Entrarono in una sala assai rozza, ma spaziosa, col tavolo fumante di mezzi capretti arrostiti, colle seggiolone coperte di pelli di lupi. Scinsero le spade, rumorosamente gittandole in un mucchio, allentarono le fibbie delle piastre e delle maglie, si lasciarono andare giù sui panconi, pure nessuno mise le mani nel tagliere, perchè un posto, e il più eminente, rimaneva vuoto.

La campagna intorno rantola soffocata sotto le enormi pietre tombali dell'atmosfera! Ogni pietra è aureolata d'angoscia gialla. Ogni pietra respira e rantola orribilmente, come una testa recisa imbavagliata di fuoco. Tutti i sassi hanno sguardi insostenibili. Gli stagni sono graticole piene di Cinesi arrostiti, puzzolenti!

Un maiale terminava il suo pasto della sera in un angolo della sala. Esso brontolava, si avvicinava di tempo in tempo al camino ove andava a scomodare un cane steso tutto di lungo. E questo, così rimescolato da quel figliuolo viziato della casa, se gli slanciava alle orecchie, lo mordeva, e lo rimandava al suo truogolo. Un piccolo gatto grigio e macilento, mezzo cacciato nelle ceneri, sollevava allora la testa per contemplare il cattivo umore di quei signori, e spazzolava col suo zampino i suoi baffi un po' arrostiti. Alcuni polli dormivano di gi

Per darve sfazzione, se volite venire a ciancoliare co nui cosí auto auto, a primo vi cacciarimmo innanzi dui uocchi de tunno, poi vi cacciarimmo lo fecato, le stentine e lo core de puorco, e ve arrostarimmo dintro no furno na bella porcella, e vi friarrimo dintro na tiella na bona frittata, e vi bollerimmo dintro no pignatto na foglia maritata, e ve menozzarimmo tutta la carne co la mostarda, e allo dereto ve annegarimmo dintro votte de vino; tal che ve ne iarriti alle case vostre tutti senza uocchie, fecati, stentine e pormoni, arrostiti tutti e bolliti, menuzzati e annegati.

Il quale per tenerselo amico, gli dava a mangiare i polli arrostiti, che il Rettore di Montefreddo faceva portare dalla sua cura poco discosta; e il sagrestano ben pasciuto, sempre lieto, sempre ritto, pareva l'anima dello stormo di D.... Lassù nessuna molestia per lui, di famiglia di mestiere; non campane da suonare, non ceri da accendere, non morti da seppellire: e se pure di questi un qualche giorno ve n'aveva a essere; tra l'averli nudi, avvolti in un lenzuolo, e vederseli ai piedi vestiti e non frugati, ci correva la moneta che avrebbe trovata nelle loro saccoccie.

Le risposte sfolgoranti di Cattaneo gli accendevano le guance e le orecchie, che parevano scarlatte per morbillo. Dio gli usi misericordia degli svarioni che gli piovvero dai denti! Cattaneo ripartì, e noi sedemmo a cerchio ad un solenne fiasco di vino del Vesuvio, ad alcuni capponi arrostiti, ad un pasticcio freddo, inusitate vivande onde ci fu liberale il Medici.

I Greci di Omero, i quali pur brancicavano con le mani i quarti di vitello arrostiti sullo schidione, immaginavano il nettare e l'ambrosia, per non guastare colla grossolana copia del cibo il degno concetto che avevano degli Dei d'Olimpo.

Finito il bacio dei piedi, entrarono parecchi naturali, portando su certi piatti larghi, in cui era facile riconoscere dei fondi di zucche, radici arrostite, grani dorati arrostiti del pari, focacce di cassava, frutta di specie diverse, orciuoli di terra con acqua dentro, e piccole zucche dal collo allungato, in cui erano bevande fermentate.

Come voleva la cortesìa delle usanze, i messeri furono convitati. Entrarono in una sala assai rozza, ma spaziosa, col tavolo fumante di mezzi capretti arrostiti, colle seggiolone coperte di pelli di lupi.