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Aggiornato: 15 ottobre 2025
Eppure non cadde ancora l'animo dei generosi, che avevano giurato di vincere o morire, e coi polsi insanguinati dai ceppi, e col ginocchio degli oppressori sul petto, tentarono gli sforzi estremi contro la tirannide sacerdotale che li soffocava. In vari punti della citt
Voglio essere più forte del mio destino. Voglio vincere la brutalit
Vedete che una donna napoletana, disse la principessa con piglio fra disperato e trionfante, può ben vincere un.... americano! Ma non temete: io vi farò la grazia, che mi domandate: vi farò grazia della vita: essa dev'essere un giorno per voi il massimo de' tormenti.... E andò, con gran sangue freddo, a rimettere la pistola donde l'avea tolta.
E trovando ora, quasi ogni giorno, un nuovo piatto dolce in tavola, pur lasciandosi vincere dalla gola, lo mangiava con un senso di rimorso che gliene guastava il sapore. E tu? Tu non ne mangi? Perchè? Due lagrime spuntarono negli occhi di don Rocco e gli scivolarono su per le gote rosee e paffute. Che hai? Che cosa è stato? Niente!
Perchè? domandò a sua volta Ariberti. Perchè ci hai mandato a monte ogni cosa, mentre eravamo sicuri di vincere. Ho detto quel che pensavo e credevo essere il vero; rispose Ariberti, facendo la cera brusca. Del resto, se quattro ciance mie son bastate a farvi fuggire la vittoria di mano, gli è segno che non era quello il tempo e il modo di vincere.
Della grande specie solitaria, di quegli che voglion vincere in silenzio una virtù dinanzi a cui possano inginocchiarsi. La Vittoria in ginocchio! Una tale imagine sembra creata dall’ispirazione del suo spirito. Giana. Più che umano, dunque. Gherardo Ismera. Con un esempio più che umano, egli mi mostrò che comandare e obbedire sono le due arti più difficili dell’anima libera. Giana.
Invece eran trascorse parecchie settimane, e la tormentata figura femminile apparsagli dinanzi, come balzata a un tratto fuori dal nulla e con tutta l'armoniosa perfezione della forma scultoria, non arrivava punto a vincere le inattese esitanze della mano.
Potete, di mezzo al frastuono di lodi codarde e di adulazioni servili, che i cupidi faccendieri, gli ambiziosi d'un giorno e i nati ad essere cortigiani d'ogni potere v'inalzano intorno, discernere e intendere la parola d'un uomo libero che nè teme nè spera da Voi, nè ambisce fuorchè di vivere e di morire in pace colla propria coscienza? Siete tale da porger l'orecchio, fra le premature adesioni d'intere provincie e le note insidiosamente carezzevoli di tutta una Diplomazia, alla voce solitaria d'un individuo, che non ha merito se non quello d'amare d'immenso e disinteressato amore l'Italia, e dirvi: da quella voce può forse venirmi il Vero? Allora, uditemi: però che io, parlandovi, non posso dirvi che il vero, o ciò che l'intelletto ed il core mi fanno credere vero. Repubblicano di fede, ogni errore di re dovrebbe, s'io non guardassi che al mio Partito, sorridermi, come elemento di condanna alla monarchia. Ma perchè io amo, più del Partito, la Patria, e Voi potreste, volendo, efficacemente ajutarla a sorgere e vincere, io vi scrivo. Vi scrivo da terra italiana, dove la persecuzione d'un Governuccio, che ciarla di libert
Incontrai i suoi sguardi fissi nei miei, e parvemi di scorgervi il timore che io avrei palesato per sfuggire al castigo. Ma ciò non era nel mio cuore, e se pure vi fosse stato, quello sguardo mi avrebbe dato forza per vincere la codardia.
Per quel ch'io ne so, dovrebb'essere nel suo ritiro prediletto, fra le monache di Santa Chiara. Bisogna parlare a lei, muover lei; disse il Fiesco. Lei? ci pensate? per vincere il re?
Parola Del Giorno
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