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Aggiornato: 22 giugno 2025
Al tempo nostro in molti lochi sturba; ma i populari offende e la vil turba.
Ferraú guarda e vuol che le dichiari quella sorpresa fuor del naturale, e sol trasse da lei quell'africante: Oh, cospetto di Dio, questa è galante! Può fare il ciel soggiungea la bizzarra fuori di sé, né sa d'esser udita che senza aver riguardo alla caparra, egli abbia sí vil giarda stabilita? Questo sarebbe saltare ogni sbarra!
Quinci addivien ch'Esau` si diparte per seme da Iacob; e vien Quirino da si` vil padre, che si rende a Marte. Natura generata il suo cammino simil farebbe sempre a' generanti, se non vincesse il proveder divino. Or quel che t'era dietro t'e` davanti: ma perche' sappi che di te mi giova, un corollario voglio che t'ammanti.
Vera religïon, ch'è tutta bella, Gaudio ne pinge in Dio, non vil cipiglio, Se lo onoriam ne' Santi, e vieppiù in Quella, Cui nacque Figlio. Guasta dall'uom, religïon ne pinge Non so qual Dio alterissimo, cui duole, Se a quella Madre che al suo sen lo stringe Drizziam parole. Fede in te sempre avremo, o Genitrice Dell'umanato, ver Lume divino! Tu sei potente in ciel, tu salvatrice Sei di Taurino!
Il vil Martano, come quel che regna in gran favor, dopo 'l re è 'l primo assiso, e presso a lui la donna di sé degna; dai quali Norandin con lieto viso volse saper chi fosse quel codardo che così avea al suo onor poco riguardo;
78 Pensò Aquilante al primo comparire, che 'l vil Martano il suo fratello fosse; che l'ingannaron l'arme, e quel vestire candido più che nievi ancor non mosse: e con quell'oh! che d'allegrezza dire si suole, incominciò; ma poi cangiosse tosto di faccia e di parlar, ch'appresso s'avide meglio, che non era desso. Dimmi se 'l mio fratello è morto o vivo; come de l'arme e del destrier l'hai privo.
In vesta di pastor lupi rapaci si veggion di qua su` per tutti i paschi: o difesa di Dio, perche' pur giaci? Del sangue nostro Caorsini e Guaschi s'apparecchian di bere: o buon principio, a che vil fine convien che tu caschi! Ma l'alta provedenza, che con Scipio difese a Roma la gloria del mondo, soccorra` tosto, si` com'io concipio;
L'iniquo Filinor tutto proccura, ma troppe son le smanie e le moine, troppi i discorsi, le proteste, i pianti per chi lo conosceva per lo avanti. Aggiungi che la povera ammalata aveva detto al medico all'orecchio: Temo d'esser, dottore, avvelenata; il mio marito è un vil traditor vecchio.
Per questo al padre e la madre e i parenti vegnam nemici; ed occidiamo i figli; e, per vil pregio, vendiam l'alma spesso. Questo è stato tenuto iddio, gran tempo, ed adorato, come è ancora il sole e la luna e le stelle in certe parti. E questo è tutto per la sua bellezza: onde nasce sí fatta gelosia che gli uomini, talora, a poco a poco rodendo, mena a vergognose morti.
si` che 'l tuo cor, quantunque puo`, giocondo s'appresenti a la turba triunfante che lieta vien per questo etera tondo>>. Col viso ritornai per tutte quante le sette spere, e vidi questo globo tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante; e quel consiglio per migliore approbo che l'ha per meno; e chi ad altro pensa chiamar si puote veramente probo.
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