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Aggiornato: 12 giugno 2025
Uscendo dallo studio dell’avvocato, Silvio girava per le strade occhiando le ghiottonerie esposte nelle vetrine, faceva qualche acquisto che nascondeva nel fazzoletto, e così portava a casa il complemento del pranzo; talvolta mandava la Betta a comperare il pesce fritto, o qualche manicaretto che gli aveva fatto gola, messo in mostra alla trattoria.
Di sera, una festa di lumi ovunque, in lunghe file sulle rive d'un fiume, a tondo sulle piazze, in alto dentro le case, nei larghi spazii delle vetrine; e lo scalpito e il tumulto non cessavano mai.
Passando per una stradina solitaria, vidi nelle vetrine d'una chincaglieria un assortimento di coltelli così spropositatamente larghi e lunghi e stravaganti, che mi venne il desiderio di comprarne uno. Entrai, me ne fu schierata una ventina sotto gli occhi, ed io me li feci aprire uno per uno. Ad ogni scatto di lama indietreggiavo d'un passo.
Tutta Gerusalemme si accalcava nei primi giorni dinanzi alle vetrine. Il sedicente Majocchi ebbe la soddisfazione di vedere non pochi borsajuoli, sue vecchie conoscenze, far l'orologio e il foulard agli ammiratori più fanatici del suo negozio.
Saliva dalla via una sonnolenza larga e morbida, che pareva scemar gli stessi romori dei carri e delle carrozze, passanti sotto la pioggia a rovescio. In qualche negozio, le lampade elettriche splendevano, quantunque non fossero che le due del pomeriggio. Le signore, chiuse nei mantelli, non trattenute dal tempo accidioso, affollavano il Corso egualmente come nel più bel giorno d'autunno, si soffermavano alle vetrine, trovavan la volont
Poi restò a pochi passi di distanza, non arrischiandosi di muovere che i soli occhi, i quali or alzava al soffitto, or posava sullo Striati, or sulle file de' libri luccicanti d'oro dentro le vetrine.
E si mise a fantasticare sopra un lavoro serio che voleva dar fuori, sopra un viaggio, che doveva fare, su certi studii critici che voleva compiere, e camminava leggiero leggiero, salutando, sorridendo, soffermandosi, guardando le vetrine luccicanti e promettenti, sbirciando i bei visini, sino a che un grande vuoto nello stomaco lo avvertì dell'ora del pranzo.
Così, camminò lungo le botteghe fulgidamente illuminate, guardando con occhio distratto le vetrine. Quanto si pentiva di essere stata così affettuosa e così dolce, con Giovanni Serra! No, non avrebbe mai voluto apparirgli leggiera, frivola e schernitrice, come dieci anni prima; ma avrebbe dovuto trattarlo con disinvoltura, ecco, come se nulla fosse stato. Come un altro indifferente qualunque.
Monti di bel velluto color granata, mobilia sgargiante di tragico lupanare, vetrine arabe traboccanti dì fuoco.... Qui c'è di tutto! Poichè il vulcano è la sintesi e la genesi d'ogni poesia, E noi divertiamoci, cuore-motore, a volare su questi numerosi teatri all'aria aperta.... È notte? è giorno? Non sì sa più!
Questa volta si udirono due strilli acuti, e cri, cri, scricchiò di nuovo il vetro. "Quante vetrine da cetrioli vi debbon essere colaggiù!" pensò Alice. "Chi sa che faranno dopo! Quanto al cacciarmi fuori dalla finestra, vorrei che potessero farlo! Certo, io non ho mica voglia di rimaner più quì!"
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