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Aggiornato: 28 giugno 2025
NARTICOFORO. O Geraste, patronorum patronissime, dii deaeque omnes te sospitent et salvum faciant, ben trovato per una miriade di volte! PANURGO. Dove è Cintio vostro figliuolo? NARTICOFORO. Nel diversorio, ché per non essere assueto a viaggi, recumbe nel pulvinare; ma verrá quanto ocius.
MALFATTO. Mastro, io credo che lui non ce vorrá venire. PRUDENZIO. Fa' quello ch'io ti dico e non voler indovinare. MALFATTO. Io non indovino; ma voi vederete che lui non ce verrá. PRUDENZIO. E pur lí torni, temerario insolente! MALFATTO. Orsú! Vederete che sará come ho ditto noi. MASTRO ANTONIO. Oh che gran piegora sè questa!
«Heu quantum misero poenae mens conscia donat!». LUC. Però ch'io sol la rabbia in te raffrene! forse tempo verrá che da me impetri de le stagion di foco e ghiaccio piene.
CRISAULO. Ecco Fileno. Ringraziato sia Dio. Che nuove porti? che t'ha risposto? verrá qui istasera? ha fatto nulla? FILENO. Non l'ho ancor trovata; ch'era, m'han detto, andata fuori al monte a cercar di certe erbe. Ho ben lasciato che venghi, come giunge. CRISAULO. A chi parlasti? FILENO. A quei di casa, ché v'era una corte che l'aspettava.
Ma piu` e` 'l tempo gia` che i pie` mi cossi e ch'i' son stato cosi` sottosopra, ch'el non stara` piantato coi pie` rossi: che' dopo lui verra` di piu` laida opra di ver' ponente, un pastor sanza legge, tal che convien che lui e me ricuopra. Novo Iason sara`, di cui si legge ne' Maccabei; e come a quel fu molle suo re, cosi` fia lui chi Francia regge>>.
E questo non è da dubitare che l'autore non sapesse; per che, avendol posto, assai bene possiam comprendere l'autore volere altro sentire che quello che semplicemente suona la lettera, e cosí in ciò che sèguita del rimettimento di questa lupa in inferno: la sposizione delle quali cose a suo tempo riserberemo. «E piú saranno ancora», che stati non sono, «infin che 'l veltro Verrá». È il veltro una spezie di cani, maravigliosamente nimica de' lupi, de' quali veltri dice, come appare, doverne venire uno, «che la fará morir con doglia».
sedera` l'alma, che fia giu` agosta, de l'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia verra` in prima ch'ella sia disposta. La cieca cupidigia che v'ammalia simili fatti v'ha al fantolino che muor per fame e caccia via la balia. E fia prefetto nel foro divino allora tal, che palese e coverto non andera` con lui per un cammino.
Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, m'ebbe chiarito, mi narro` li 'nganni che ricever dovea la sua semenza; ma disse: <<Taci e lascia muover li anni>>; si` ch'io non posso dir se non che pianto giusto verra` di retro ai vostri danni. E gia` la vita di quel lume santo rivolta s'era al Sol che la riempie come quel ben ch'a ogne cosa e` tanto.
PANFAGO. Il mio padron desia far amicizia con voi, e però non mira al prezzo di cotesto: volendolo in dono per amor suo, ve lo potrete tor liberamente, perché ogni volta che verrá in Napoli, vi riempirá la casa di schiavi, e voi vendendoli poi col vostro commodo, partirete il guadagno.
Ma questa opinione a niun partito mi piace; percioché Cristo, il quale è signore e creatore de' cieli e d'ogni altra cosa, non prende i suoi movimenti dalle loro operazioni, anzi essi, sí come ogni altra creatura, seguitano il suo piacere e fanno i suoi comandamenti; e, quando quel tempo verrá, sará il cielo nuovo e la terra nuova, e non saranno piú uomini, ne' quali questo vizio o alcun altro abbia ad aver luogo; e la venuta di Cristo non sará allora salute né d'Italia né d'altra parte, percioché solo la giustizia avrá luogo, e alla misericordia sará posto silenzio, e il diavolo co' suoi seguaci tutti saranno in perpetuo rilegati in inferno.
Parola Del Giorno
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