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Aggiornato: 19 giugno 2025
<<Omai>>, diss'io, <<non vo' che piu` favelle, malvagio traditor; ch'a la tua onta io portero` di te vere novelle>>. <<Va via>>, rispuose, <<e cio` che tu vuoi conta; ma non tacer, se tu di qua entro eschi, di quel ch'ebbe or cosi` la lingua pronta. El piange qui l'argento de' Franceschi: "Io vidi", potrai dir, "quel da Duera la` dove i peccatori stanno freschi".
Rispondono con entusiasmo che quelle marionette sono le più belle, le più vere, le più vive. Ora danzano incalzate dalla musica futurista di Malipiero, stramba, rude, originalissima. Il conte di S. Martino che mi stringe la mano calorosamente dichiara ad alta voce: Il vostro Depero ha molto ingegno. Non dimenticate, Marinetti, che io sono un futurista della prima ora, non rimorchiato.
a Gonzalo. Prima, o nobile amico, lascia che abbracci la vecchiezza tua di cui nessun può misurar l'onore nè limitarlo. Non potrei giurare che tutto questo sia pur vero o falso. Ancor gustate qualche leccornia di quest'isola, quale non vi lascia le cose vere scerner dalle false. Benvenuti voi tutti, amici miei! Piano a Sebastiano e ad Antonio.
Non dirò quale effetto facciano tutte le cose vere, perchè il vero si può sentirlo in due modi; uno dei quali non è punto piacevole. Verbigrazia, al signor Commendatore non gli avrebbe fatto piacere di sentirsi a dire: «sei vecchio», quantunque non ci fosse cosa più vera di questa.
Una gran tenerezza gli faceva tremare un poco la voce. Tutti quegli argomenti egli non li aveva cercati, non li aveva accattati come pretesti: erano vere ragioni emerse spontaneamente dal fondo del suo pensiero, come espressioni di verit
Io credo che nessun poeta abbia creato donne così vere come Goethe, ed essendo tanto vere così care e graziose. Le donne di Shakespeare sono tutte un poco del paese dei sogni; le cattive sono mostri orrendi, e le buone, scusa, cara Violet, mi parvero sempre un po' sciocchine.
Forse nessuno; la donna più bella che vedeste, il colore della terra d’esilio, l’unica forse che v’innamorò... Sul vostro guanciale disciolse, per qualche notte, la sua treccia profumata; vi disse molte cose di sè, molte cose poco importanti, che saranno fors’anche vere...
Don Diego ebbe a volta sua una considerevole conversazione col marchese di Sora, di cui egli conosceva oggimai le vere tendenze. Il marchese ignorava naturalmente le pie intenzioni del re intorno a quel «vescovo del diavolo». Il marchese era libero pensatore o volteriano, come egli diceva. Io ho questo vantaggio su di voi, signor marchese, rispose Don Diego: io sono panteista.
No, no, interruppe Maurizio, queste belle labbra non dicano di queste brutte cose, che non sono vere, che non sono state tali, almeno per me. Non fu il pericolo, quello che mi ha richiamato alla fede: non fu l'abitudine, quella che me l'ha instillata nell'anima. Allora, volete voi dirmi come andò? Sarebbe un troppo lungo discorso; rispose Maurizio.
e centomila altri. Eh, cari miei! Bisognerebbe vedere poi che cosa invece par vero a questi centomila altri che non sono detti pazzi, e che spettacolo danno dei loro accordi, fiori di logica! Io so che a me, bambino, appariva vera la luna nel pozzo. E quante cose mi parevano vere! E credevo a tutte quelle che mi dicevano gli altri, ed ero beato! Perché guai, guai se non vi tenete più forte a ciò che vi par vero oggi, a ciò che vi parr
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