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69 E prima che più espresso io le lo chieggia, su la real sua fede mi prometta farmene grazia; e vorrò poi, che veggia che sar

<<Io ti seguitero` quanto mi lece>>, rispuose; <<e se veder fummo non lascia, l'udir ci terra` giunti in quella vece>>. Allora incominciai: <<Con quella fascia che la morte dissolve men vo suso, e venni qui per l'infernale ambascia. E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso, tanto che vuol ch'i' veggia la sua corte per modo tutto fuor del moderno uso,

MANGONE. Vi dolete dunque che ve l'abbi compro miglior di quello che me l'abbiate chiesto? FILIGENIO. Io non mi doglio di quel meglio, ma che tu con questo meglio mi vogli impiccar per la gola e vendermelo soverchio. MANGONE. Non l'ho detto per tale effetto, ma perché mi ricordo e so servir gli amici a' quali porto affezione. FILIGENIO. Te ne ringrazio: fallo calar qui giú, ché lo veggia.

che, ben che da la proda veggia il fondo, in pelago nol vede; e nondimeno eli, ma cela lui l'esser profondo. Lume non e`, se non vien dal sereno che non si turba mai; anzi e` tenebra od ombra de la carne o suo veleno. Assai t'e` mo aperta la latebra che t'ascondeva la giustizia viva, di che facei question cotanto crebra;

<<Io ti seguitero` quanto mi lece>>, rispuose; <<e se veder fummo non lascia, l'udir ci terra` giunti in quella vece>>. Allora incominciai: <<Con quella fascia che la morte dissolve men vo suso, e venni qui per l'infernale ambascia. E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso, tanto che vuol ch'i' veggia la sua corte per modo tutto fuor del moderno uso,

per te si veggia come la vegg'io, grata m'e` piu`; e anco quest'ho caro perche' 'l discerni rimirando in Dio. Fatto m'hai lieto, e cosi` mi fa chiaro, poi che, parlando, a dubitar m'hai mosso com'esser puo`, di dolce seme, amaro>>. Questo io a lui; ed elli a me: <<S'io posso mostrarti un vero, a quel che tu dimandi terrai lo viso come tien lo dosso.

Fuggi dovunque tu vuoi, ch'io ti troverò e cavarò gli occhi e farò che tu stesso li veggia nelle tue mani. MASTICA. Camina sicuramente, ché non è uomo che vedendoti con questo ferro al collo, col turbante in testa e con queste vesti, non ti giudichi or ora scampato di man di turchi, ritratto dal naturale.

ma priego che m'addite la cagione, si` ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; che' nel cielo uno, e un qua giu` la pone>>. Alto sospir, che duolo strinse in <<uhi!>>, mise fuor prima; e poi comincio`: <<Frate, lo mondo e` cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.

128 Egli questi conforta, e quei riprende, e lor mal grado inanzi se gli caccia: ad altri il petto, ad altri il capo fende, che per fuggir veggia voltar la faccia. Molti ne spinge ed urta; alcuni prende pei capelli, pel collo e per le braccia: e sozzopra l

Pero` ti priego, e tu, padre, m'accerta s'io posso prender tanta grazia, ch'io ti veggia con imagine scoverta>>. Ond'elli: <<Frate, il tuo alto disio s'adempiera` in su l'ultima spera, ove s'adempion tutti li altri e 'l mio. Ivi e` perfetta, matura e intera ciascuna disianza; in quella sola e` ogne parte la` ove sempr'era,