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In tutte parti impera e quivi regge; quivi e` la sua citta` e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!>>. E io a lui: <<Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, accio` ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni la` dov'or dicesti, si` ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti>>. Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno: Canto II

O Forca, ti veggia alzato in mezzo due forche che arrivino insin al cielo! o che Dio ti dia la mala ventura! DOTTORE. Tu l'hai avuta giá. Ma perché non cominci il lamento sopra i cinquecento ducati? Il lamento fallo sopra di te: che tu l'hai perduti, che colpa n'ho io? MANGONE. Son piú misero di quanti uomini sono stati o saranno o sono. O tristo me! DOTTORE. Anzi, me! MANGONE. Son rovinato.

Alfin non sa voltarsi indi a partire Che pria l'eccelso messagger non veggia. E verso il mostro ei così prende a dire: Non è regno forte o nobil reggia. Donna, per cui s'adeschi uman desire, Che polvere sul pian tosto non cada, Se la destra di Dio vibra la spada.

49 Giace tra l'alto fiume e la palude picciol sentier nell'arenosa riva: la solitaria casa lo richiude, d'umanitade e di commercio priva. Son fisse intorno teste e membra nude de l'infelice gente che v'arriva. Non v'è finestra, non v'è merlo alcuno, onde penderne almen non si veggia uno.

cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia, un lume per lo mar venir si` ratto, che 'l muover suo nessun volar pareggia. Dal qual com'io un poco ebbi ritratto l'occhio per domandar lo duca mio, rividil piu` lucente e maggior fatto. Poi d'ogne lato ad esso m'appario un non sapeva che bianco, e di sotto a poco a poco un altro a lui uscio.

Qui sta la vittoria del fatto; e partiamoci ché non venga e ci veggia ragionar insieme, perché sarebbe un dargli sospetto di qualche trama ordita contra di lui. Io andarò a dargli nuova che il vignarolo è entrato in casa e che Lelio è contento far il volere di suo padre: il che crederá, come cosa che desidera, e verrá agevolmente al giuramento. LELIO. Come trattenerò io il vignarolo?

che, ben che da la proda veggia il fondo, in pelago nol vede; e nondimeno èli, ma cela lui l’esser profondo. Lume non è, se non vien dal sereno che non si turba mai; anzi è tenèbra od ombra de la carne o suo veleno. Assai t’è mo aperta la latebra che t’ascondeva la giustizia viva, di che facei question cotanto crebra;

O mia felice vecchiezza, vissuta vicino a tanto che veggia una nuora entrarmi in casa, di cosí real animo, di tanta donnesca virtú, di tante lettere e di tanto maneggio d'armi! Questa sará il frutto e il trastullo di questa poca vita che m'avanza; questa sola mi fará parer dolce e passar men gravemente i difetti della mia vecchiaia.

Però ti priego, e tu, padre, m’accerta s’io posso prender tanta grazia, ch’io ti veggia con imagine scoverta». Ond’ elli: «Frate, il tuo alto disio s’adempier

Che tal contentezze veggia in lui qual egli ave data a me che, contra mia voglia, me l'ha fatta sposare!