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Aggiornato: 17 giugno 2025
E fotti sapere che tucti e' misteri e modi che tenne la mia Veritá nel mondo, e co' discepoli e senza e' discepoli, erano figurativi dentro ne l'anima de' servi miei, e in ogni maniera di genti; acciò che in ogni cosa poteste avere regola e doctrina, speculandovi col lume della ragione: e a' grossi e a' sottili, a quegli che hanno basso intendimento e alto; ogniuno può pigliare la parte sua, pure che voglia.
Sí com'Io ti dixi, parlandoti degl'iniqui uomini, che tucti sonavano morte, ricevendo e' loro nemici; cosí questi suonano vita, ricevendo gli amici delle vere e reali virtú, stormentano con sancte e buone operazioni.
E molto peggio fa colui che, per qualunque modo gli è facta la reprensione, o da buono o da gattivo pastore che sia, che egli non la riceve umilemente, correggendo la vita sua scellerata; però che egli fa male pure a sé e non altrui, ed egli è quello che sosterrá le pene de' difecti suoi. Tucti questi mali, carissima figliuola, adivengono per non correggere con buona e sancta vita.
Ella ha una prudenzia che non può essere ingannata; ella ha una fortezza che non può essere venta; ella ha una perseveranzia grande infino al fine che tiene dal cielo a la terra, cioè dal cognoscimento di me al cognoscimento di sé; da la caritá mia a la caritá del proximo. Con vera umilitá campa e passa tucti e' lacciuoli del dimonio e delle creature con la prudenzia sua.
Facta v'è questa via dal Verbo mio Figliuolo, el quale dixe che era «via, veritá e vita», ed è lume. Unde chi va per lui non può essere ingannato né andare in tenebre; e neuno può venire a me se non per lui, perché egli è una cosa con meco; e giá ti dixi che Io ve n'avevo facto ponte, acciò che tucti poteste venire al termine vostro.
Questa obbedienzia fu ed è di tanta excellenzia, che tucti ne contraeste la grazia, sí come per la disobbedienzia tucti avavate tracta la morte. Ma e' non bastarebbe, se ella fusse stata solo nel Verbo, e ora non l'usaste voi. Giá ti dixi che ella era una chiave che diserrò il cielo, la quale chiave pose nelle mani del vicario suo.
A me rende odore di gloria e loda al nome mio; e cosí fa quello per che Io el creai, e da questo giogne al termine suo, cioè me, che so' vita durabile che non gli posso essere tolto se egli non vuole. Tucti quanti e' fructi che escono de l'arbore sonno conditi con la discrezione, perché sonno uniti insieme, come detto t'ho.
Vedi dunque quanto male séguita di questi tre vizi, e' quali Io t'ho posti per tre colonne unde procedono tucti gli altri peccati: la superbia, avarizia e inmondizia delle menti e corpi loro. L'orecchie tue non sarebbero sufficienti a udirli, quanti sonno e' mali che di costoro escono sí come membri del dimonio.
E però s'è levata con odio e dispiacimento d'essa sensualitá, conculcandola socto la ragione con grande sollicitudine; e in sé ha trovata la larghezza della mia bontá per molti benefizi che ha ricevuti da me, e' quali tucti ritruova in se medesima.
Alora ella, levando l'occhio per obedire al sommo Padre, vedeva nel pugno suo rinchiuso tucto l'universo mondo, dicendo Dio: Figliuola mia, or vedi e sappi che veruno me ne può essere tolto, però che tucti ci stanno o per giustizia o per misericordia, come decto è, perché sonno miei e creati da me, e amoli ineffabilemente.
Parola Del Giorno
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