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Aggiornato: 19 giugno 2025
E se tu mi dimandassi quale è di maggiore merito, o quegli che sta ne l'ordine o questi, Io ti rispondo che 'l merito de l'obbedienzia non è misurato ne l'acto né nel luogo né in cui, piú in buono che in gattivo, piú in secolare che in religioso; ma, secondo la misura de l'amore che ha l'obbediente, con questa misura gli è misurato.
Unde tu vedi che chi vuole le prelazioni e i benefizi della sancta Chiesa, gli comprano con molti presenti, presentando quegli che sonno d'atorno di derrate e di denari; e i miserabili non raguardano che elli sia buono piú che gattivo, ma, per compiacerli e per amore del dono che hanno ricevuto, s'ingegnano di mectere questa pianta putrida nel giardino della sancta Chiesa, e faranno per questo, e' miseri, buona relazione di lui a Cristo in terra.
E sai che n'adiviene di questi cotali perversi modi? che l'uno séguita le vestigie de l'altro; però che i subditi non sonno obbedienti, perché, quando el prelato era subdito, non fu obbediente al prelato suo. Unde riceve da' subditi suoi quel che die' egli; e perché fu gattivo subdito, è gattivo pastore. Di tucto questo, e d'ogni altro difecto, è cagione la superbia fondata in amore proprio.
E perché è gattivo pastore, non si cura di tenere il cane che abbai vedendo venire il lupo; ma tale il tiene quale è egli.
Neuno Stato si può conservare nella legge civile e nella legge divina in stato di grazia senza la sancta giustizia, però che colui che non è correcto e non corregge fa come il membro che è cominciato a infracidare, che, se 'l gattivo medico vi pone subbitamente l'unguento solamente e non incuoce la piaga, tucto il corpo imputridisce e corrompe.
Ché al vero obbediente la inperfeczione del prelato gattivo non gli nuoce: anco alcuna volta gli giuova, perché con la persecuzione e con pesi indiscreti della grave obbedienzia acquista la virtú de l'obbedienzia e la pazienzia sua sorella. Né il luogo inperfecto non gli nuoce.
Ma se tu fussi buono, el faresti; ma, perché tu se' gattivo, non sai riprendere né ti dispiace il difecto altrui. Tu dispregi gli umili e virtuosi poveregli. Tu li fuggi: ma tu hai ragione di fuggirli, poniamo che tu nol debba fare; tu li fuggi perché la puzza del vizio tuo non può sostenere l'odore della virtú. Tu ti rechi a vile di vederti a l'uscio e' miei poveregli.
Ogni creatura che ha in sé ragione ha la vigna per se medesima, cioè la vigna de l'anima sua; della quale la volontá col libero arbitrio nel tempo n'è facto lavoratore, cioè mentre che elli vive. Ma poi che è passato el tempo, neuno lavorío può fare, né buono né gattivo; ma mentre che elli vive può lavorare la vigna sua, nella quale Io l'ho messo.
E molto peggio fa colui che, per qualunque modo gli è facta la reprensione, o da buono o da gattivo pastore che sia, che egli non la riceve umilemente, correggendo la vita sua scellerata; però che egli fa male pure a sé e non altrui, ed egli è quello che sosterrá le pene de' difecti suoi. Tucti questi mali, carissima figliuola, adivengono per non correggere con buona e sancta vita.
Parola Del Giorno
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